par. 3
Ma la LORO passione per il mare mi terrorizza.
Così ora che sono qui immobile sempre nello stesso luogo e non riesco neanche a vederlo bene, lo sento trasformarsi continuamente, anche se è sempre lo stesso luogo.
L'erba spunta e cresce verde, fresca e bellissima, poi fiorisce e si secca, diventa gialla e marrone, si frantuma in polvere; le carcasse delle mie sorelle attorno a me arrugginiscono, i loro gusci un tempo lucenti si sfaldano, proprio come capita al mio, le scaglie del loro guscio colorato si disseminano tutt'attorno in terra.
Anche il buio e la luce che cambiano in continuazione ci trasformano in qualcosa che prima non c'era e poi non c'è più e i pensieri, i ricordi che mi affollano quel che resta dei miei ingranaggi ormai bloccati e inservibili al moto per cui sono stata costruita, tutto ciò che accade mi muta in qualcos'altro che non so, giorno dopo giorno, attimo dopo attimo.
Penso sia proprio strana questa mia abilità; credo che non saprò mai come mi sia accaduto di sviluppare capacità di senso, emozione, riflessione, così simile a quelle che tante volte ho trovato nei bipedi ed anche nei quadrupedi, che ancora mi anima in qualche modo ignoto e che rende il mio star qui statico solo in apparenza.
Mi chiedo spesso se anche altre qui possiedano qualcosa di simile, ma non riesco a capirlo: purtroppo non riusciamo a comunicare altro che sensazioni elementari: caldo, freddo, luce, buio, abbaiar di cani, stridio di ratti, tremendo rumore di ferraglia e orrore senza nome.
Sono comunque fortunata ad avere questa capacità: almeno mi permette chissà come di rivivere in qualche modo ciò che ho vissuto e mi piacerebbe molto poterlo raccontare a qualcuna qui. Ma non so come fare, non riesco neanche a immaginare come potrei, e mi dispiace un po'. Eppure è consolante, almeno per me; quindi anche se sono sola e rottame tra una folla di rottami la mia memoria sogna l'esperienza e mi permette di ignorare tutto ciò che ho intorno ora, mentre penso, ricordo, immagino di ritrovarmi ancora me com'ero, di accarezzare le mie emozioni meravigliose come presenti, di rivivere per LORO che tanto amo, anche se so che non accadrà davvero mai più.
Se la mia prima primavera è stata piena di esperienze, non è stata che l'inizio di una lunga avventura intrecciata con la vita, le emozioni, le azioni, i sentimenti di LORO, non padroni come quelli di ogni mia sorella, ma i miei più grandi amici.
LORO, assolutamente ignari e inconsapevoli, non sono stati neanche sfiorati dall'idea che IO-CAROLINA ho cominciato dal primo momento che ci siamo incontrati a registrare quel che mi accadeva, quel che accadeva a LORO e intorno, curiosa di vedere, capire, per aiutarli meglio, per fare meglio possibile quel per cui son stata costruita.
Non so perché o percome, sono stata da subito così, e all'inizio non me ne rendevo neanche conto, mi veniva da sé, anzi mi sembrava così naturale che ero convinta che fosse così per tutte noi auto-mobili.
Pian piano poi ho dovuto accettare il fatto che non è così per tutte noi, anzi ne conosco davvero poche che siano simili a me, pronte non solo a osservare e ricordare, ma anche all'occasione a scambiare e comunicarci le nostre esperienze...
Una di queste rarità è certamente la mia clone londinese; tra le auto dei loro amici ce ne sono diverse disponibili in vario modo, ma la maggior parte sono sempre e solo capaci di fare i loro ronzii, rombi e ticchettii regolamentari e basta.
Perciò mi sono chiesta molto spesso e continuo a chiedermelo, come mai alcune, poche, sì e le altre, la stragrande maggioranza, nulla di nulla.
E' strano, e illogico, non riesco proprio a trovare una spiegazione.
E in effetti è una cosa che mi dispiace parecchio.
Qui dove sto ora sarebbe bello e divertente raccontaci l'una con l'altra quel che ci è capitato prima, un modo simpatico per passare il tempo che ci resta, quale che sia, magari per imparare qualcosa in più, anche se probabilmente non ci può mai più servire. Invece, a parte il vento che talvolta soffia tra i nostri gusci distrutti e slabbrati, i fruscii delle erbacce che ci circondano, i versi dei quadrupedi e degli insetti che ci infestano, e quel frastuono orrendo di ferraglia della macchina che non vedo, ma che so che prima o poi acchiapperà anche me, siamo proprio a zero, come comunicazione.
Forse sono tutte così rotte da esser davvero morte. Ma io ho ancora i miei ricordi e la fantasia e finché li ho posso considerarmi privilegiata, non morirò del tutto.
Il sole non lo vedo, ma c'è, perché mi scalda quel che è rimasto di me: non riuscirei a vederlo comunque, perché non ho più né occhi né energia, ma l'ho visto e sentito su di me talmente tante volte che so benissimo cos'è.
Posso ripescare nella mia memoria le belle corse estive, per esempio per raggiungere il mare. Che la prima volta che l'ho visto, pure se da lontano, mi ha fatto una paura tremenda, d'istinto, perché sentivo che era pieno d'acqua, era tanta tantissima acqua e anche se conoscevo solo l'acqua della pioggia, non l'ho mai amata. Il mare è acqua, fredda, viscida, bagnata, come la pioggia, acqua che ti riesce a penetrare dappertutto, ti inceppa tutti i meccanismi, dal cuore ai polmoni alle ruote, ti impedisce di vedere dove vai e riesce a bloccarti, indifesa e inutile.
LORO invece, anche se non amano gran che la pioggia, il mare lo adorano.
Mare: significa che si parte per esempio assieme una mattina, in quattro mi riempiono ben bene, tettuccio e finestrini aperti, e si va nel sole per la città e poi per lunghe strade diritte nel verde di campi e boschi; fino a una striscia di terra chiara con pochi arbusti o senza, e la striscia termina proprio dove comincia una specie di sterminata vasca che termina nel cielo, piena di acqua verde azzurro che si muove in continuazione. A guardarla potrebbe sembrare un immenso campo, ma non è solido, proprio come la pioggia è liquido e va su e giù sulla striscia, la spiaggia, senza fermarsi mai. Sembra bellissimo, ma io so che è pericoloso, pericolosissimo.
Mi chiedo come ho fatto a viaggiarci sopra senza accorgermene, forse ero troppo ignorante, giovane e incosciente, ed ero ficcata dentro la pancia di una nave, però devo averlo visto quando sono uscita fuori sulla terra... Mah ! Per giunta ho scoperto che dentro al mare abitano un'infinità di stranissimi esseri senza piedi di tutte le forme e dimensioni e la cosa mi ha spaventato ancora di più. Per fortuna non possono uscirne fuori, altrimenti non riescono a muoversi mai più, perciò cercano di evitarlo!
Tutti loro quattro bipedi invece sono assurdamente felici di vedere il mare verde-blu che va su e giù in continuazione, di là dalla strada, mentre io sono preoccupatissima!
Sono dei veri incoscienti, anche se simpatici.
- “ Guarda che meraviglia !!!– esclama LEI ammirandolo – Pulita, limpida e fresca !”
- “ Non vedo l'ora di buttarmici dentro, – risponde LUI - sono morto di caldo !!”
Sono preoccupatissima, mica vorrà farlo davvero ???
(continua il 7 marzo 2022)
Nessun commento:
Posta un commento