venerdì, aprile 08, 2022

CAROLINA auto-biografia Cap. 15 par. 4 e ultimo del primo libro

par. 4
e ultimo del primo libro .. 

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 Davvero delizioso il calore di questo sole che mi scalda la corazza, ne sento l'energia fluirmi addosso fin dentro gli ingranaggi. 

 Ohh sarebbe meraviglioso poter viaggiare alimentata da questa energia, invece che bruciare la benzina che ho nel serbatoio come tutte noi!      L'ho pensato allora, ma ne sono sempre più convinta anche ora che non riesco manco a sperare di muovermi mai più.

 Mi chiedo come mi possa esser venuto nella testata un pensiero del genere. Forse è stato il trovarmi dietro a quel coso buffo così puzzolente. Anche io puzzo un pochino specie quando cammino forte, poco, però un po' sì.    Certo neanche lontanamente simile a quella roba tremendamente maleodorante e unta!      

    Però come sarebbe bello non lasciare alcuna scia, alcuna traccia e potersi muovere senza dover ricorrere alle pompe di bumba ma solo ai caldi e splendenti raggi del sole, no? 

 Ma dove sono andati a ficcarsi quei due? Mica staranno arrampicandosi sui loro piedi fino in cima a quei macigni enormi, quelle montagne immani lassù? Certo che sono ben strani ! 

 Ohh menomale , eccoli che tornano con quei fori mobili che hanno in faccia sotto quelli con cui vedono, le loro bocche insomma, quelle che usano per parlare, mangiare, baciare, cantare e chissà che altro, si comunicano la loro gioia a suoni, agitando le appendici superiori con cui fanno praticamente tutto quello che io non riesco a fare.

 Sono proprio carini, anzi hanno una loro bellezza che li distingue rispetto a molti altri bipedi, sento che gli voglio un gran bene, perché mi amano e hanno rispetto di me, anche se siamo fatti in modo così strano e differente, un po' come lo sono io da tutte le mie sorelle auto.    Li porterò con me dovunque vorranno andare e vivremo ancora tante avventure assieme, l'ho  sentito allora con emozione impensabile.     E così è stato.   Perché ci vogliamo bene, e non dimentico, non posso e non voglio dimenticarli.

 Anche se sono diversi tra loro, i miei padroni si assomigliano, come tutti i bipedi, del resto: ma se la forma è simile cambiano i particolari, per cui a guardarli appaiono molto differenti. Anche se LORO li avevo visti ormai tante volte, non avevo mai avuto ancora tempo di osservarli per bene da distante, per cercare di capire capire come son fatti: o vanno di corsa o stanno seduti dentro di me.     Quella volta ho potuto finalmente guardarmeli meglio, non troppo vicini e neanche troppo lontani e quasi fermi nello stesso posto girandosi attorno l'uno con l'altro sui loro buffi piedi.

 Ed ecco che per la prima volta noto che anche da fermi non smettono un attimo di agitarsi, dalla testa ai piedi, le teste, come chiamano la parte in cima, le scuotono facendo ondeggiare le pellicce che hanno sopra, e intanto muovono non solo tutti i buchi e le protuberanze che hanno in faccia, perché parlano, ma anche le appendici superiori che chiamano braccia.

 Guardandoli provo a farmene una specie di mappa per capire meglio come sono fatti, che forma hanno e noto che hanno una forma allungata in verticale diversamente da me e non è una forma unica ma è composta di varie parti: una centrale e varie appendici diverse che sporgono da quella.

 In basso  per muoversi e stare ritti non hanno ruote ma due piedi, due lunghe protuberanze sottili che loro chiamano gambe, su cui possono stare fermi in equilibrio ma anche spostarsi praticamente su qualunque terreno e persino in acqua, e possono ripiegarli per sedersi, per esempio dentro di me, o dovunque vogliano farlo.

 Le gambe sono attaccate a una specie di fagotto oblungo, il corpo, da cui sporgono in alto ai lati altre due lunghe appendici mobili, anch'esse fatte di appendici pieghevoli, le braccia: gli servono per fare un sacco di cose ma non per camminare. 

  Infine in cima al corpo proprio in mezzo e attaccata con un corto gambo che le consente di muoversi in su, in giù e girarsi quasi completamente, c'è la testa, rotonda come un palloncino, ma infinitamente più complicata, anche da descrivere.   Intanto ha un dietro e un davanti che son diversi perché il dietro è ricoperto quasi sempre di una specie di pelliccia fatta di fili sottili, di colori e consistenza diversi da bipede e bipede, che loro chiamano capelli, e basta.   Il davanti (loro lo chiamano faccia) invece  è liscio, quasi sempre senza capelli, con due fori in alto, che loro possono aprire e chiudere a volontà, in cui sono i loro occhi per vedere; al centro una sporgenza che chiamano naso, per distinguere gli odori, e sotto il foro più grande e mobile, che chiamano bocca e la usano per parlare, mangiare e fare tante altre cose incredibili.

 Alcuni intorno alla bocca o solo sotto il naso hanno pure un piccolo cespuglio di peli colorati, e spesso davanti agli occhi, forse per vedere meglio o per ripararseli, portano dei dischi trasparenti o colorati, che chiamano occhiali. Ai lati della faccia hanno poi due alette che gli servono per ascoltare i suoni e le chiamano orecchie.

 Ci sono molte particolarità nel loro corpo, ma per i bipedi pare ce ne sia una d'importanza fondamentale per distinguersi tutti in due categorie e la chiamano sesso. Infatti dove le gambe si attaccano al corpo alcuni hanno una specie di protuberanza, altri invece una specie di incavo.   Per i loro rapporti reciproci sembra sia molto importante stabilire chi ha una protuberanza - li chiamano maschi - o ha un incavo - li chiamano femmine.

 Però questa parte, il sesso cioè, non è immediatamente visibile perché i bipedi hanno la mania, assolutamente illogica e incomprensibile, di ricoprirsi il corpo, sesso compreso qualunque sia, con metri di stoffe colorate in varie fogge, che chiamano vestiti.    Il che comporta spesso nella vita  quotidiana situazioni poco pratiche ed equivoci e discussioni a non finire tra loro, ma che comunque hanno una importanza preminente nella loro esistenza e nei loro rapporti reciproci.

  Francamente oltre questa storia del sesso, che non si vede, che non si deve vedere, ma che non riesco a capire perché sia così importante, non sono granché differenti l'uno dall'altro, colori a parte: da quel che ho visto quasi tutti  bipedi sono così e LORO pure.

 Noi auto non abbiamo niente di simile a sesso e cose simili, neanche le altre macchine che si muovono e corrono come me su ruote, da quelle più piccole a quelle più grandi, e neppure quelle che galleggiano sull'acqua, le navi, tantomeno gli aeroplani, che volano.

 Così i miei bipedi, LORO sono simili a tutti gli altri bipedi che vedo in giro: LUI è solamente un po' più grande e ha fili corti dietro la testa  e un po' di pelliccia colorata sulla faccia, LEI invece ha tanti lunghissimi fili chiari sulla testa che porta arrotolati in cima, forse per non inciamparci: tutto qui. 

 Mentre li osservo da lontano intenti a guardare le montagne immense intorno e ad agitare le braccia qua e là mi chiedo perché mi guidi quasi sempre LUI.     Forse a LEI non piace? Mi ha guidato solo pochissime volte e LUI non c'era.    Ma non se la cavava poi tanto male.

 Boh, probabilmente le piace andare nei posti lontani dentro di me, ma preferisce che guidi LUI in giro per il mondo quando sono assieme. Che strano.   LUI si muove sempre per la città o altrove con me, LEI invece è evidente che preferisce di gran lunga andare sui suoi piedi, chissà perché.     Questa è una differenza, tra loro, come la voce, l'altezza, i capelli, i colori, il sesso.     E gli occhi, perché LUI ci porta sempre davanti sopra il naso grandi occhiali, azzurri o grigi o marroncini, se no non vede niente, lo dice sempre.   LEI no, vede benissimo anche se i suoi occhi sono scuri, per niente trasparenti e luminosi come i miei, ma vede anche quello che io non riuscirei mai a vedere, però le piace metterci davanti dei grandi occhiali colorati dei più vari colori.

 Tra LORO sono di sicuro amici, stanno quasi sempre insieme, nella casa, nei viaggi, e stanno con altri bipedi amici, che cambiano spesso. Ma sono amici speciali evidentemente, il mio LUI e la mia LEI, perché coi loro buffi corpi si stropicciano assieme, con le braccia intrecciate e le teste appiccicate a confondersi. E sono ancora più buffi quando fanno così proprio dentro di me!! Mi fanno agitare tutta pure se sto ben ferma sopra le mie quattro ruote e col freno tirato. E poi invece di parlare normalmente sussurrano, con brontolii e suoni che non capisco, forse per non farmi sentire cosa si dicono, ma tanto non credo che li capirei.     Non fanno così solo tra di loro, è capitato che fanno la stessa cosa sia LUI con qualche altro bipede amico, come il moro riccioluto per esempio, o LEI per esempio con la sua amica inglese che poi inglese non è: in ogni caso il risultato è sempre quello.

 In ogni caso fin dal primo momento che mi è capitato di trovarmici ho sempre considerato il tutto assai comico e se avessi mai potuto ridere certo mi sarei sganasciata dalle risate!    Ma quello che mi intriga di più è il fatto che siano così convinti e contenti di farlo, che quando ci si mettono sembra proprio non vogliano mai smettere, evidentemente gli piace troppo e più gli piace, più si agitano.

  Così mi son ritrovata spesso a saltellare sulle mie quattro ruote con gli ammortizzatori impegnati a tempo pieno, manco stessi disputando il camel-trophy da ferma. E l'incredibile è che poi quando smettono, mentre a me mi tocca analizzare se ho tutto a posto, riprendono a chiacchierare e a fare quel che fanno di solito  come se non fosse successo niente.

 Secondo quel che gli  ho più volte sentito dire, tutto questo è sesso con annessi e connessi, ma continua a sfuggirmi che cosa significhi realmente per LORO, divertimento e agitazione a parte.

 Davvero particolari in questo, i bipedi, e davvero incredibilmente spassosi e interessanti, per me!  

 Mi rendo comunque conto che quel che vedo però è solo l'esterno di LORO.  Quel che c'è dentro non è visibile, e non deve esserlo, è molto pericoloso che diventi visibile, e anche in questo siamo assolutamente differenti.        Per quel che riguarda me, basta aprire i cofani, svitare qualche bullone, smontare i vari pezzi di cui son fatta ed è possibile non solo vedermi dentro senza alcun pericolo, ma addirittura accedere al mio interno in ogni minima parte: cosa utilissima per aggiustarmi se mi rompo un po'.     Se poi ho qualche guasto, il pezzo rotto si può togliere, sostituire facilmente con un pezzo nuovo, e funziono come prima, anzi meglio.    Persino il mio cuore, cioè il motore, può essere facilmente aperto, messo in vista in ogni dettaglio, smontato del tutto o in parte e rimontato com'era, e poi funziono di nuovo, come prima, anzi talvolta meglio.

 Per i bipedi non è affatto così semplice, non sono smontabili e se si rompono qualcosa dentro, anche una sola delle loro parti, è veramente difficile vedere cosa c'è di rotto e ancor più aggiustarla.

 Sono consapevole da sempre che è per questo che devo fare del mio meglio per proteggerli mentre sono dentro di me.     Io sono molto più resistente, con il mio guscio duro e la caratteristica di poter essere aggiustata facilmente!    Il mio guscio è rigido molto più del loro, la loro pelle è elastica ma gli si può rompere o bucare molto, troppo facilmente.     LORO come tutti i bipedi sono esseri morbidi, pieni di cose che non si vedono, ma fondamentali per la loro esistenza, probabilmente anche per la mia, il che li rende estremamente complessi, differenti l'uno dall'altro anche se apparentemente simili, e insieme fragili.

E non soltanto i bipedi sono così, ci sono molti altri esseri pure diversi da loro ma con caratteristiche assai simili, cioè sono morbidi, fragili, si rompono facilmente ed è infinitamente difficile, talvolta impossibile, aggiustarli.    Se si rompono, come è successo con gattonero, il mio adorabile amico morbido e fragile come loro, è difficile, talvolta impossibile che si possano aggiustare: allora smettono di muoversi da soli per sempre, e scompaiono, di lui e di altri come lui che hanno avuto vicende simili non so più che ne sia successo.

Probabilmente è quel che sta succedendo anche a me, immobilizzata, arrugginita e distrutta in gran parte, in attesa qui.

 Di cosa?

 Eppure continuo ancora a sperare in fondo al mio motore che arrivi un omino blu, a ripulirmi, mi accarezzi con i suoi attrezzi, sviti e smonti quel che è inservibile e lo sostituisca con pezzi buoni, mi aggiusti insomma quel che c'è da aggiustare, compreso il mio serbatoio desolatamente vuoto e sfondato, lo riempia di bumba buona e poi rimetta in movimento il mio cuore.    Perché sono sicura che potrei esser capace di portare ancora a passeggio qualcuno dentro di me, proteggerlo, renderlo felice per un po', rendermi utile insomma.

 Sogno...

 Sogno di essere ancora ad arrampicarmi in cima alle montagne, a correre per valli e pianure in chilometro dietro l'altro, ogni chilometro diverso dall'altro, lucida, scintillante scattante e vivace, portando LORO che si amano, portandoli dentro di me, amandoli anche se non so cos'è l'amore, anche se non saprei neanche dirglielo, anche se sono così strani, anche se siamo così differenti.

 Sogno di portarli veloce lontano dal pericolo e dalle botte, salvarli come è già successo.  Sogno di portarli per paesi lontani dove si parlano lingue incomprensibili a conoscere bipedi di tutti i generi. Sogno di trasportare le loro emozioni per viverle assieme a LORO.

   Sogno e ricordo ed è l'unica cosa ancora viva di me.


 Sono troppo rotta ormai e da troppo tempo: neanche fin qui sono riuscita ad arrivare sulle mie ruote.    In questo posto, legata come un salame, ballonzolante, cigolante e impotente, mi ci ha portata una macchinona simile a un camion con un grosso becco dietro a cui sono stata appesa, e poi giù, in mezzo a tanti altri rottami.    Inerte, immobile, inutile, prigioniera della mia stessa povera carcassa di guscio, martoriata e distrutta.

 Nessuno verrà mai più ad aggiustarmi.

 Perciò mentre sto qui da quanto non so più, mentre l'erbaccia mi abbraccia e mi soffoca, cresce e fiorisce e si secca, e rinasce e ricresce e rifiorisce sempre più invadente intorno e dentro di me, io so ancora ricordare, e nel ricordo il sogno è realtà: io mi ritrovo ad essere ancora con LORO, nelle strade del mondo, docile e forte, vivace e avventurosa, bella e viva.

 Ohh me ne hanno fatto scalare di montagne, in vacanza, ho visto mari verdi e azzurri e viola, e percorso strade impervie per ubriacarci assieme di altezze e panorami mozzafiato, e di verdi in tutte le possibili gradazioni, oscuri di boschi e luminosi di prati, e tornanti, torrenti e torrentelli e laghetti di tutti i colori, prima di ritrovarmi qua.

 E ancor più bello partecipare alla loro vita cittadina così complicata tra lavoro e scuola, studio e università, amici e amori, e quella cosa che ancora non sono riuscita a capire bene cosa sia e a che serva, la politica e pure il sindacato.

 Come le vicende in cui erano stati coinvolti prima di partire e che hanno poi avuto seguito in quanto avvenne subito dopo il giro delle montagne.

 Ma per ora mi faccio un sonnellino e a questi avvenimenti ci penserò domani.




 FINE della prima parte delle avventure di CAROLINA 


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