par. 2
Dove LEI racconta la sua vita nella casina.
Ecco che tutti si affollano lesti intorno al tavolo, dispongono le sedie, distribuiscono i dischi bianchi e il resto sul tavolo, chi taglia con la grossa lama luccicante il pane ( che è quella specie di cuscinotto marrone), chi mette le salsicce nei piatti, chi versa il vino, chi affetta delle cose rosse e morbide e le mescola spargendoci sopra qualcosa prima di distribuirle nei piatti in giro.
Insomma sembra quasi come attorno a me nel garage degli omini blu...
E finalmente si mettono tutti tranquilli seduti sotto il pergolato a mangiare. E stanno zitti, finalmente, perché le bocche che usano per parlare ora le hanno occupate per mangiare.
Posso finalmente osservare per bene in pace quella strana casa che ho di fronte, il Cantuccio, così piccolissima e fragile, che non capisco come si faccia anche da bipedi ad abitarci...
Quel che LEI ha raccontato prima di quel posto e di sé mi affascina enormemente; sono sicura che c'è molto altro che potrebbe dire e non ha detto, chissà che prima o poi non lo riesca a scoprire.
Ho già capito che LEI parla molto, di tutto, a cominciare da sé stessa, ma di quello che prova no, non esprime quasi mai niente di veramente personale. Non è l'unico bipede che ho osservato fare in questo modo, ma visto che LEI mi interessa particolarmente vorrei davvero che desse voce qualche volta ai suoi sentimenti profondi e non solo a quello che sta in superficie.
Lo so che ho l'handicap di non poter sapere di LORO niente altro che quello che si dicono mentre li porto di qua e di là, da soli o con gli amici. Non li vedo mai come vivono quando non sono dentro di me o accanto e questa è veramente la prima occasione che mi capita per saperne qualcosa di più. Perciò ora sto lì all'ombra dei grandi alberi con tutte le alette ben alzate e aperte, per non perdermi neanche una parola di quel che dicono, e i fari ben spalancati per vedere il più che posso di questi umani in azione quotidiana, per studiare dal vivo i bipedi che mi hanno adottato.
Voglio sapere tutto di LORO, capire come vivono, cosa pensano, cosa sentono LORO, che sono così diversi da me e che pure in qualche modo evidentemente hanno scelto di considerarmi, e mi considerano davvero, parte della loro vita.
Nel ricordare quella mia assoluta curiosità infantile, così ingenuamente vivace e attenta, adesso mi sento davvero vecchia, cadente, insomma inutile, così immobile e sola qua.
Per scacciare la tristezza rivivere nella memoria quel primo momento in cui li ho avuti davanti proprio nell'intimità delle LORO casa dal buffo nome e reinventarmi come presente quel primo momento in cui li ho avuti davanti come sono nell'intimità della loro vita quotidiana, dentro le case in cui non sono mai potuta entrare personalmente, è proprio quello che mi ci vuole ! Poi, negli anni, di tali opportunità ne ho avute altre, ma quella è stata sorprendente e meravigliosa, perché il contatto è stato così semplicemente familiare, nel vederli muoversi e agire, parlarsi di tante cose che mai avrei pensato esistessero, che ho cominciato allora vagamente a intuire la meraviglia delle relazioni degli umani tra di loro e con gli altri: un mondo per me ancora ignoto, ma assolutamente affascinante, e tutto da osservare e scoprire, da esplorare insomma.
C'è da dire che lì per lì non riuscivo neanche a comprendere davvero tutto quel che dicevano, e facevano: mi ci è voluta tanta attenzione e pazienza per collezionare, pezzetto dopo pezzetto, la LORO vita assieme e con me. Pian piano nel tempo ho imparato il significato di tante cose, di tanti gesti che allora proprio mi apparivano assurdi e strani, incomprensibili. E ho dovuto far tutto da sola, con solo il mio corpicciolo duro e lucente pieno di ingranaggi.
Nessuno, neanche LEI, sarebbe stato in grado di insegnarmelo.
Ora però tutto questo lavoro di collezione mi permette di rivedere nel pensiero, fuori dal tempo e dallo spazio che li hanno ospitati, fatti e momenti e sentimenti che mi sono apparsi allora in gran parte ignoti e incomprensibili, ma che pure sentivo di condividere profondamente. Mi permette di riviverli, trovando finalmente almeno alcuni di quei significati che allora mi sfuggivano e di apprezzare più compiutamente, raccontandomelo, ciò che ho visto e vissuto. Così posso rivedere LORO così com'erano quel meraviglioso giorno di quasi primavera in quel posto strano e bellissimo.
Bellissimo soprattutto per LEI, che lo ama così profondamente da conoscerne tutto, è evidente, e riuscire a trasmettere questo suo amore anche a chi è lì per la prima volta. Che LUI lo ami già da quando lo conosce è evidente pure, ma di un amore diverso da quello di LEI, come sono diversi tra LORO
- “ Oh, io mi sono innamorato di questo posto fin dal primo momento che l'ho visto!”
LUI fa questa dichiarazione con convinzione mentre stanno mangiano quelle strane cose, gli amici annuiscono sorridendo si dichiarano anche loro assolutamente innamorati di questo strano luogo.
- “ Poi il fatto che suo padre vuole che sia suo mi ha fatto così piacere che mi ha spinto a trasferirci la mia residenza ufficiale! E mi piacerebbe abitarci davvero sempre! - continua - Se non fosse per il suo lavoro e la mia Università...Sono distanti e fare avanti e indietro tutti i giorni oltre che fatica ci costerebbe un sacco di soldi! Non è che ne abbiamo poi d'avanzo!” - conclude quasi scusandosi - Non possiamo proprio permettercelo...”
Ma LEI esclama ironizzando affettuosamente:
- “ Caro mio, la prima volta che ci siamo venuti eri terrorizzato solo all'idea di dormirci, qua dentro, soli soletti nel buio della notte, senza luce elettrica e lontano un chilometro almeno dalle altre case... - ridacchiando - Me lo ricordo bene, sai, come eri agitato per ogni ombra, per ogni insettuccio o farfalletta che appariva a lume di candela, a ogni minimo suono che sentivi, nel silenzio! E io che ho sempre pensato che col silenzio della campagna, lontano dal frastuono della civiltà si dorme come ghiri, infinitamente meglio che coi sonniferi!!! Il Cantuccio, quando hai chiuso porte e finestre, è la casa più sicura che esiste probabilmente in Italia !!! - conclude ridendo di cuore - Mi hai fatto passare una notte praticamente insonne a cercare di tranquillizzarti ! Tu e il tuo amore a prima vista!!! “.
Gli amici solidarizzano cercando di scusarlo, di difenderlo, e LUI mostra di gradire poco la pubblicizzazione delle sue paure, soprattutto che il suo “amore a prima vista” sia così sbeffeggiato, insomma è un po' seccato.
Si difende un po' offeso:
- “ Beh, dai, è tanto graziosa, ma per chi la vede per la prima volta il Cantuccio fa l'effetto di essere una specie di fragile ba-racca, con le sue dimensioni ! Sembra una casa-giocattolo. Riesce difficile convincersi che non è finta e ci si può vivere davvero dentro! “
- “ Ma che non è finta lo hai provato di persona, no?” - chiede LEI
- “ E' vero, ma per chi è abituato a una casa in muratura fa davvero un effetto strano trovarcisi dentro !!!”
Gli amici concordano. LUI incalza:
- “ Le pareti esterne sembrano così fragili!, E quelle interne praticamente non esistono, per dividere le varie zone ci sono solo delle tende !! I letti, non puoi negarlo, sono di una scomodità unica, rigidi, duri e stretti come brande militari ! “
- “ Ma certo che sembrano brande militari ! SONO brande militari. Vedrete!” - si rivolge agli amici maliziosa:- Io ci ho dormito stupendamente per estati intere, e pure gli altri! Certo non ci sono letti matrimoniali, sono tutti letti singoli...”
Gli amici si stanno divertendo un mondo al battibecco e commentano le difficoltà dei letti duri, LEI ride. Finito di mangiare, gli amici la incitano a continuare a raccontare, così LEI prosegue, mentre tutti se ne stanno lì seduti comodi sotto le piante continuando a bere quel liquido rosso nei cosi di vetro.
- “ Posso capire che per chi la vede per la prima volta sia difficile accettare che sia una casa vera. I contadini di qui ancora adesso dopo più di trent'anni che è qui ancora sono poco convinti che lo sia. Il fatto è che questa costruzione è particolare, sia per materiali che per concezione architettonica. Ed ha una sua storia, che per il momento vi accennerò soltanto qua e là.
Ma avete ragione, non è una “casa” nel senso tradizionale del termine. Intanto l'ha integralmente progettata mio padre nel maggio 1940. Poi l'ha fatta costruire in due mesi e quindi è stata trasportata qui in pezzi, treno più carri, per essere montata, e ci hanno messo tre giorni per completare il montaggio.
Già questo la rende strana, no? - prosegue accennando in giro alla costruzione con gli amici - Vedete? i materiali di cui è fatta, pareti, pavimento e tetto sono legno e faesite abbinati, in due strati per le pareti e tre per il pavimento, assemblati in una struttura autoportante sollevata dal suolo: per questo ci sono tre gradini per salire, e il fatto che sia sollevata serve per far circolare l'aria sotto e render l'interno asciutto.”
- “ Ma su cosa poggia allora se non poggia per terra?? “ chiedono gli amici stupiti.
- “ Immaginate una gabbia di grandi pali di legno infilzati nel terreno, impermeabilizzati col sistema utilizzato per le fondamenta veneziane, e una piattaforma a un metro e venti di altezza ancorata a questi pali che poi costituiscono i pilastri a gabbia su cui tutte le pareti e il tetto sono incastrati. I pali non potete vederli perché c'è questo fascione continuo esterno che simula uno zoccolo, solo per estetica. Li vedrete all'interno perché ci si poggiano i travi di sostegno e di spinta del tetto che invece sono a vista. Insomma, è una specie di moderna capanna su palafitte!
Ma niente umidità all'interno e quando son chiuse porte e finestre, è praticamente a tenuta stagna, oltre che impenetrabile. Inoltre è assolutamente antisismica.”
L'occhialuto-piccolo è molto colpito, chiede un po' incredulo
- “Ma davvero è antisismica? Da come dici che è sembrerebbe quasi che alla prima botta di terremoto debba sfasciarsi come un castello di carte !!! Certo ti ammazza meno facilmente, perché sono materiali leggeri e non sassi, però in ogni caso ti cascano addosso! Lo sai che sono di Messina e una certa pratica di terremoti ce l'ho!”
Non appaiono molto convinti, ma LEI insiste sorridendo:
- “ Beh, non dubito affatto della tua esperienza in materia ! Ma il terremoto l'ho provato anche io, qui è terra ballerina come dalle parti tue. E quando l'ha progettata, papà ne ha tenuto conto, prevedendo anche scosse catastrofiche, perché ci sono state qui, e niente può far prevedere che non ce ne siano di nuovo. Del resto l'ho sperimentato io stessa che cosa succede durante un terremoto, me ne sono goduti almeno tre o quattro e uno particolarmente importante! E come vedete sta ancora qui in piedi !”
- “ Ah davvero? Dai racconta, che è successo??”
- “ Su quel letto durissimo che dicevamo io ci stavo dormendo come un ghiro. Avrò avuto otto o nove anni o più, francamente non ricordo, non era il primo e non è stato l'ultimo qui, ma quello lo ricordo bene, forse è stato più potente o non so. Fatto sta che mi sono svegliata di botto, perché il mio durissimo letto stava saltando per aria e al primo momento non ho capito che stava succedendo. Mi sono spaventata, sentivo che c'era un rumore sordo, forte, come un rombo di un'ondata grande che sbatte contro un molo di pietra. Solo che qui il mare non c'è, anche se mi sarebbe sempre piaciuto che ci fosse. “
. “ Sussultorio, eh!”
- “Chissà che paura!”
- “Beh, un pochino si, ma ero troppo incuriosita !
- “ E sei rimasta lì ?”
- “ Io sarei scappato come una lepre fuori !”
- “ Beh, no, non sono scappata. Non ci ho neanche pensato a scappare fuori! Ho aperto gli occhi e ho visto che mia madre era sveglia e in piedi. Stava spiaccicata contro la credenza con le braccia e le mani da tutte le parti a reggere i barattoli della marmellata appena fatta due giorni prima perché ballavano in modo incredibile e rischiavano di cadere giù dai ripiani, di rompersi.
Naturalmente le ho chiesto che stava succedendo, ma non ero preoccupata per niente; ero solo curiosa. La mamma era molto buffa così in camicia da notte che si agitava da tutte le parti, con le braccia alzate contro gli scaffali della credenza e il suono dei barattoli che sbattevano fra loro.
Credetemi una scena davvero comica, ancora adesso mi viene da ridere! Però non avevo paura, per niente, e non mi è neanche venuto in mente di strillare o che! Solo non riuscivo a capire perché stava facendo così nel cuore della notte! C'era solo un lume di candela che lei teneva sempre acceso la notte, ma non vedevo quasi nulla ed era una scena così strana! E lei mi ha spiegato, con molta calma però, che era il terremoto e non dovevo spaventarmi o scappare, perché lì ero al sicuro. Così perché mai sarei dovuta scappar fuori ? La mamma era lì e anche se faceva una cosa strana lei era calmissima, per cui non era il caso di agitarsi. Si trattava solamente di un terremoto.. e la casa era sicura.
E anzi mi ha chiesto che stavo aspettando ad aiutarla con quei dannati barattoli che non riusciva ad acchiapparli tutti!”
LEI sorride al ricordo e aggiunge tra il serio e il faceto:
- “ Tipico di mia madre, preoccuparsi della marmellata in una situazione di pericolo! “
- “ Ma quanto è stato forte quel terremoto? “
- “ Ah, non ne ho idea, ma doveva esserlo parecchio se l'ho sentito così bene, io non li sento mai ! Chiedete a LUI, se non ci credete!”
Poi raccoglie un po' di roba dal tavolo ed entra dentro la casina, seguita dei due amici che le portano un po' di cose. Chissà cosa vanno a fare? Sento strani rumori, sbatacchiare qua e là, esclamazioni che si accavallano.
- “ Ma davvero incredibile!! Da fuori sembra piccolissima, ma dentro di spazio ce n'è un sacco ! “ strilla l'Occhialuto-piccolo
- “Vedete? c'è pure la veranda!”
Escono i nuovo fuori, si riaccomodano sotto il verde e gli amici commentano:
- “ Bella l'idea delle tende per separare le varie zone”
- “ Certo la privacy è un po' ridotta ! “ è la voce ironica dell'Occhialuto-lungo
E LEI pronta:
- “ Bella e pratica! Tre vani, due per dormire e un soggiorno - cucina attrezzato!
Se ti serve uno spazio di soggiorno più grande non fai altro che aprire tutte le tende divisorie. Nei vani predisposti, cucina a carbone o legna, il fornello a gas e il lavello, con acqua corrente se te la pompi a mano dalla cisterna al serbatoio, capito? Quando vuoi andare a dormire non fai altro che chiudere le tende, farti il letto e dormirci. Semplice no?”
- “ Certo, ma se qualcuno vuole rimanere... sveglio ? “ L'occhialuto-piccolo è perplesso
-" Oh – ride LEI – lo fa, ovviamente a patto di non fare rumore, e se è più d'uno, di parlare a voce bassa e non disturbare chi dorme!”
Gli amici sono increduli
- “ Ma un po' di intimità non è possibile in una situazione del genere !!”
- “ Ohh – fa LEI tranquilla - ma certo che puoi! Basta non fare troppo casino e che gli altri abbiano il sonno pesante!!
E aggiunge maliziosa:
- “ Se sei in cerca d'intimità più “rumorose” c'è tutto il giardino e il parco e boschi a disposizione ! Mica devi necessariamente essere in casa e a letto!!! E poi è un bell'allenamento al rispetto reciproco degli spazi vitali!”
Gli amici esprimono tutti i loro dubbi, anzi specie Occhialuto-piccolo sembra veramente scandalizzato da una promiscuità del genere e protesta molto vivacemente che lui si sentirebbe davvero a disagio in una casa così, mentre gli altri si stanno divertendo un mondo a prenderlo in giro.
LUI gli va al soccorso allegramente:
- “ Ha ragione! Lo so bene io che non c'è neanche un letto che sia comodo come si deve ! Va be' , ci puoi dormire, ma mica ci si dorme solo nel letto, no? “ rivolto agli amici con aria di complicità.
LEI però non si scompone e spiega ancora:
- “I letti originariamente erano tutti a castello, vere cuccette da nave, ora ne è rimasto solo uno nel vano piccolo qui a sinistra, questo qui, vedete ? Papà ci è molto affezionato e anch'io devo dire! MI ci son fatta certe dormite nella cuccetta di sopra ! E la cuccetta di sotto come vedrete è come una bella culla, perché è quella che ha sempre sopportato i pesi massimi ! Erano fissate con i montanti al pavimento, e in tutto originariamente erano previsti sei posti letto, perché la nostra famiglia era composta di sei persone, le mie tre sorelle, la nonna e naturalmente papà e mamma. Io non c'ero ancora e quando sono arrivata ho sostituito la nonna che non c'era più.”
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