lunedì, gennaio 17, 2022

CAROLINA auto-biografia - Cap.3 par.3

par. 3 -  dove scopro che le case non sono tutte grandi e con l'asfalto intorno

 ...Ma sto divagando un  po' troppo, meglio tornare a quella lontanissima mattina di primavera in cui giovane e bella, carica di gente piena di voglia di divertirsi, sono in strada di buon passo nel sole a finestrini e tettuccio aperti.

 Totalmente ignara dell'esistenza di acciacchi o guasti, a parte la brutta figura proprio appena nata con la leva del cambio il giorno dell'arrivo a casa, e la conseguente pessima esperienza dell'officina...

 Mentre si va LUI dice  agli amici, LEI evidentemente lo sa già, dove stiamo andando, lo chiama  “Cantuccio” e sembra che lo conosca benissimo, ma io  non capisco se è una persona o un luogo o  un paese, una casa.  Chissà  cos'è ? 

 Mi preparo a una lunga corsa, ma certo che qualsiasi cosa sia ha  un nome buffo!

 Dicono che è 'sto Cantuccio è lontano, ma non tanto, è in un'altra provincia. Non so cos'è neanche questo, ma quando sento che è il mio posto di “residenza ufficiale”, qualsiasi cosa voglia dire, drizzo tutti i parafanghi per non perdermi niente. 

 Mentre LUI e LEI ne parlano con gli amici, scopro che è pure il posto di “residenza ufficiale” di LUI, insomma la sua vera casa, ed ecco la ragione per cui sul mio bel musetto e sul di dietro c' ho scritto VT assieme ai numeri e non Roma come tutte le altre che si parcheggiano con me sotto la casa dove sto dal primo giorno che sono arrivata da LORO.

 Insomma, tutto questo significa che LORO, e pure io, non abitano insieme, anche se abitano assieme... 

 Beh, per me è troppo complicato da capire, però prendo nota; dopotutto ho ancora un'infinità di cose da imparare di LORO!

 Intanto le mie ruote corrono, la strada va su e giù facile facile per la campagna, case poche e sparse,  e LEI spiega tutto quello che incontriamo, quasi prima ancora che ci arriviamo. Sembra proprio che ne conosca ogni svolta, ogni pietra o albero, ogni cartello:


- ” Se la conosco bene ? Provate voi a farla in media almeno due volte a settimana su e giù per vent'anni ! 

 Stiamo per arrivare alla Merluzza...  Attenzione perché è' una salita con una pendenza particolare, papà ci provava sempre il motore quando ci passavamo. 

 Lo sapevate che ha pendenze e svolte che rendono difficile per un motore che non sia in ottime condizioni di compressione riuscire a farsi tutta la salita in quarta, senza scalare marcia ? 

 Specialmente perché circa a metà, eccola, c'è una serpentina in salita,  da cui per l'appunto il nome!  E' diventata particolarmente famosa negli anni d'oro della corsa delle MilleMiglia e veniva considerata come una specie di banco  di prova per le capacità delle auto, e dell'abilità dei piloti. Molte vittorie in quella corsa sono state decise proprio qui”.

- “ Beh -fa LUI - ora vediamo come se la cava la nostra Carolina, a pieno carico con voi mastodonti!”


 Io mi vado immaginando lo spettacolo di quelle grosse macchine rombanti e colorate che si inseguivano su per questa  strada, tra la gente assiepata a incitare i piloti prediletti sulle colline attorno, i sorpassi, gli urli dei motori al massimo e i ruggiti dei cambi-marce tra il frastuono dei sostenitori di questo o quel pilota...

 LUI  si dev'esser sentito stuzzicato nel suo senso competitivo da questa lezioncina di storia, perché non apre bocca, non cambia marcia (sono in quarta) e mi schiaccia l'acceleratore al massimo.

 Ripiombo nella realtà perché la pianura è finita e LUI accelera, deciso. E la strada comincia a salire, salire, sempre la stessa pendenza..

 Acciderba ma è davvero pestifera! E il mio piccolo motore è nuovo e inesperto, sono preoccupatissima...   Non posso fargli fare una figuraccia !   

 Fatico un bel po', però sono lanciatissima e corro veloce più che posso; il mio cuoricino batte forte forte, sto quasi per arrendermi, ecco la prima curva poi la pendenza si addolcisce un pochino.  

 Sono in cima ? Macché !   Mentre il motore mi guaisce di sollievo, sorpresa ! Ecco la contro curva e la salita che riprende con quella pendenza micidiale di prima ...

 Sento che tutti dentro di me trattengono il fiato, attenti al ritmo incalzante dei miei pistoni.   L'ansia mi divora...  Ma non finisce mai, questa  dannata salita ?

 Ce la farà il mio cuoricino a reggere questo sforzo tremendo?   E se mi finisce la benzina?

 Non ci voglio pensare, devo farcela, accidenti! Mi spingo con tutte le capacità e le forze che ho, con passione totale, come se fossi davvero nella mitica corsa,  ed è davvero una gara, con me stessa e per LORO.

 E finalmente la pendenza diminuisce, ecco una grande curva e si comincia a scendere, giù veloce. Riprendo fiato, ce l'ho fatta !


 Ahh che bello, il mio cuoricino batte ancora, ma non ruggisce più, ronfa di contentezza a sentire l'aria che scorre a raffreddare il motore surriscaldato dalla prova. 

 Che sensazione sublime.

 Sento che anche LORO sono contenti come me, tutti assieme si scambiano commenti sulla mia performance, la definiscono veramente ottima. 

  Bene, sono proprio orgogliosa di me, così mentre scendo passo dal ronfo al canterellare tra me e me e loro quattro mi vengono appresso; improvvisiamo un coretto piacevolissimo.

 Ma non è mica finita, invece, non sono ancora arrivata, lo sento.

 Il posto con quel buffo nome Cantuccio sarà pure non troppo lontano e la diabolica salita alle spalle, ma la strada è tutta un sali e scendi e svolta  e risvolta più pestifero dell'altro, quasi come la Merluzza, a parte la lunghezza che è minore.. ma sembra proprio di non riuscire ad arrivare mai. 

 Invece dopo un laghettino minuscolo a specchio che sembra poco più grande di una pozzanghera, dopo un paesino di sasso rossastro, che sembra un covo di avvoltoi anche in pieno giorno, appollaiato su grandi rupi che sovrastano dai due lati la strada stretta e storta, ma almeno pianeggiante, ecco apparire un altro paesino stretto e lungo in cima a una rupe grigia. 

 Curva, salitona, aricurva e ci fermiamo in una piazzetta minuscola, con un bar e una specie di giardino, piuttosto una grande aiuola con qualche albero intorno, in fondo una muraglia interrotta da un arco con sopra un orologio che sembra fermo da secoli.  

 La strada da cui siamo venuti si divide: prosegue da una parte con un viale alberato e muri di case bruttissime, ruvide e scrostate continuando a salire e dall'altra si infila stringendosi sotto l'arco,  va all'interno del paese. 

 Tutti scendono giù e mi piantano lì, spariscono dentro l'arco discutendo tra loro, con LEI in testa a far da guida, probabilmente conosce già il posto, visto che sa tutto del percorso. 

 Quando dopo poco ritornano sono armati di pacchetti e sacchetti e si sprecano i commenti sull'architettura locale, sui villici, sulle botteghe e su prezzi e qualità della carne e del pane  e del vino e delle cibarie varie che hanno comprato.          

 Sento che hanno deciso lì per lì di cucinare direttamente da loro al Cantuccio, visto che l'unica trattoria che c'è nel paese non sembra in grado di soddisfare i loro palati.

 Si, proprio soddisfare il palato. 

 Ecco un'altra diversità dei bipedi rispetto alle auto: noi mangiamo e prendiamo energia sempre con la stessa cosa , benzina per le auto, gasolio per i camion, e guai a cambiare, potremmo romperci, irrimediabilmente e definitivamente.

 Loro bipedi invece no. Mangiano molto più spesso, perché evidentemente consumano molta energia rapidamente, e assieme al mangiare bevono pure; ingurgitano un sacco di cose diverse che per noi sarebbero tutte mortali, sia assieme che separatamente.

 Non solo, ma i diversi mangiari devono essere messi assieme e trattati in modo particolare, lo chiamano cucinare, se no non gli piacciono e non mangiano.  

 Perciò devono sempre cambiare e combinare le varie cose, gli alimenti, per farli diventare cibi, cioè mangiabili da loro bipedi, e discutono anche moltissimo  dovunque si trovano insieme su come farlo nel modo migliore per soddisfare i  loro palati sensibili al piacere del cibo, e tutto ciò lo chiamano cucinare.

 Bah.


- ” Non credo che al Cantuccio ci sia gas per cucinare- fa LEI – figuriamoci, la  bombola sarà vuota e nessuno l'avrà sostituita. Però possiamo cuocere le salsicce sulla brace all'aperto, sono pure più buone !”

 LUI interviene:

- “ Sicuramente non c'è carbonella, ma di legna ce n'è sempre un po', al massimo la troviamo in giro. Se mi ricordo bene e nessuno se l'è fregato c'è pure il fornello in garage.   Però bisogna ricordarsi di prendere un po' di acqua da bere qui alla fonte perché quella che c'è nella cisterna su non è assolutamente potabile, è acqua piovana e sta lì da un pezzo ! “

- “ Ma dai ! - scherza l'Occhialuto-lungo Che ci frega dell'acqua? Tanto beviamo vino ! Ci sarà pure del vino decente da queste parti !”

 LEI manifesta forti perplessità, per quanto ne sa il vino locale non è mai stato un gran che, perché i contadini non lo sanno fare e manco sono mai riusciti a imparare a fare qualcosa che non fosse buono al massimo per fare aceto!  E se ne fanno pure un vanto, nei paesi lì attorno !o sanno tutti e lo evitano accuratamente.

- ” Mio nonno che era del paese, commerciava vini e faceva l'oste, lo faceva a Roma e coi vini dei Castelli, mica con quello del paese suo, credetemi.  L'unico qui che sapeva fare davvero un ottimo vino era mio zio, ma è morto da anni e hanno trasformato le sue vigne in noccioleti, per guadagnare di più faticando di meno!   Chissà però che le cose non siano un po' migliorate dopo tanti anni..  Tutto è possibile ! Ma non avrei comunque idea di chi produca vino qui ora.”

LUI rincalza:

- ” A me qui non è mai venuto in mente di comprare vino, l'ho assaggiato una volta e mi è bastata.. Però non si può mai dire, forse sono stato sfortunato! “ Ridono tutti, così aggiunge:

- “Se  proprio siete così curiosi di gustare vino locale possiamo sempre chiedere al caffè qui in piazza dove possiamo procurarcelo. Sicuramente lo servono ai clienti, no?”

 Detto fatto si ficcano nel caffè dopo avermi lasciato i pacchetti dentro.

 Ne riemergono dopo un po' con un paio di bottiglie in braccio e si riparte, ma ormai siamo arrivati, praticamente: ancora tre chilometri di statale poi si svolta in una strada sterrata tra grandissimi pini. 

 LEI sembra felice di ritrovarsi sopra quella specie di striscia di polvere e sassi, io un po' meno.  La viuzza è ingannevolmente quasi liscia, ma in mezzo ci sono certi sassi che potrebbero esser pestiferi per la mia coppa dell'olio e affiorano pericolosamente qua e là, mentre ci ballonzolo sopra anche se sto andando pianissimo.    

 Sorpassiamo un cancellone di ferro nero da cui traspare tra gli alberi una grossa casa grigia di pietra sulla destra, poi proseguendo tra le siepi appare un incrocio con un'altra strada, sterrata pure e siamo arrivati, con dietro una bella nuvola di polvere. L'incrocio è  tra due viali di pini grandissimi, che sembrano molto vecchi, e a sinistra una fitta siepe come un muro verde con i un cancello chiuso di legno verde brillante. 

 Ci siamo?

 La casa non la vedo però! 

 Scendono tutti, solo LUI rimane al volante e aspetta. 

Intanto LEI armeggia con un grosso lucchetto e una catena, spalanca il cancello e le mie ruote scivolano dolcemente dalla polvere sopra un morbido tappeto di aghi di pino dove mi fermo sorpresa. 

 E' questo il famoso Cantuccio ?

 Certo è minuscola ma una casa in qualche modo lo è, ha le pareti verticali e il tetto spiovente, porta e finestre, persino tre gradini per entrare, ma è così piccola  che non somiglia neanche un po' a nessuna delle case che ho visto, e ne ho già viste parecchie.

  Accanto da un lato ce n'è una ancora più piccola, con una grande porta: sembra fatta apposta per me.

                                      (continua il 20 gennaio 2022)

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