L' intervista, rilasciata da Pasolini nel 1975 sul set di "Salò o le 120 giornate di Sodoma" anticipa e spiega le tematiche del film, potente metafora sull'anarchia del potere.
Il film fu censurato, ritenuto inguardabile, frutto di una mente perversa, oltre che essere bollato come pornografico.
In realtà vi si legge quasi un suo testamento, ove esprime l'oscuro presagio di un presente futuro che sta facendo i conti con la vera pornografia, quella di una comunicazione distorta, di un abbassamento pauroso della cultura, del proliferare di mercanti e servi.
"[...] Sono caduti dei valori, e sono stati sostituiti con altri valori.
Sono caduti dei modelli di comportamento e sono stati sostituiti da altri modelli di comportamento.
Questa sostituzione non è stata voluta dalla gente, dal basso, ma sono stati imposti dal nuovo potere consumistico, cioè la nostra industria italiana pluri-nazionale e anche quella nazionale degli industrialotti voleva che gli italiani consumassero in un certo modo, un certo tipo di merce, e per consumarlo dovevano realizzare un nuovo modello umano.
Il regime è un regime democratico, però quella acculturazione, quella omologazione che il fascismo non è riuscito assolutamente ad ottenere, il potere di oggi, cioè il potere della civiltà dei consumi, invece riesce ad ottenere perfettamente, distruggendo le varie realtà particolari.
E questa cosa è avvenuta talmente rapidamente che noi non ce ne siamo resi conto.
E’ avvenuto tutto in questi ultimi anni. E stato una specie di incubo, in cui abbiamo visto attorno a noi l’Italia distruggersi e sparire.
Adesso risvegliandoci, forse, da questo incubo, e guardandoci intorno, ci accorgiamo che non c’è più niente da fare."
Ma la sua stessa morte, e i successivi i tentativi della gente più evoluta di risvegliarsi dall'incubo sono essi stessi stati macinati e triturati, trasformati sempre più ferocemente essi stessi in oggetti di consumo, configurati come modelli solo apparentemente liberi e autentici in realtà più che mai funzionali al potere.
AMg
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