Una storia di Natale da Tripi, Messina
Carmine, o meglio mastru Carmine come tutti lo chiamavano in paese, era già sveglio, dalla finestra della camera da letto priva di tende il cielo nero pian piano volgeva al blu l’unica cosa visibile erano quei minuscoli puntini luminosi conficcati nel firmamento.Stette a guardarle per un pò, rimase lì finché un gallo distante e meno mattiniero di lui lo scosse dal suo torpore.
In cucina gli stessi gesti ripetuti da sempre, u fucularu già addumatu che sprizzava spisiddi e scoppiettava, la vecchia caffettiera che borbottando spandeva per la cucina l’odore forte del caffè d’orzo.
Lo versò nel tazzone del latte e dopo averci sminuzzato dentro una larga fetta di pane prese a mangiare rumorosamente.
Fuori l’aria era ancora fredda, pungente, mastru Carmine con le su berture sulla spalla la coppola calata in testa era già nella discesa che lo conduceva fuori dal paese.
Il paese, poco più di tremila anime arroccate a mezza costa su quella collina tra il mare e le montagne, era ancora immerso nel buio e nel silenzio, solo prima di prendere il sentiero che lo avrebbe condotto dall’altro lato del fiume aveva incontrato a cavallo del suo mulo un mattiniero come lui.
"Oh Carmini! aunni ti nni vai stamatina? non sai chi oggi non si travagghia? oggi è a vigilia !
io sbrigo na facenna e mi ricogghiu a casa oggi venunu i me figghi chi niputi. Tanti auguri Carmini" e passò oltre.
Carmine era giunto nel suo piccolo appezzamento, non che facesse un gran chè ormai aveva smesso di coltivare da un pezzo giusto un minimo di orto per i fabbisogni personali, nonostante tutto ci andava tutti i giorni.
Dopo le piccole incombenze nell’orto, si sedette sul bisolo davanti alla casetta di pietre con le tegole coperte di muschio.
caricò la pipa con il mezzo toscano tirato fuori dal taschino del gilet di fustagno, lo spinse ben bene dentro con il ditone dentro il fornelletto, frugò ancora nel taschino alla ricerca dii un fiammifero di legno con la capocchia rossa, lo sfregò contro il bisolo tirò in rapida successione dal bocchino di canna finché sbuffò una nuvoletta di fumo.
Carmine non era stato mai un uomo loquace ma da quando era morta sua moglie era diventato ancora più taciturno, se ne stava li tutto il giorno senza fare niente! si guardava intorno! conosceva ogni albero, quando era il periodo conosceva ogni nido nei dintorni, guardava gli uccelli fare la spola.
Carmine guardava il paese dalla sua prospettiva seduto dall’altro lato del fiume, strizzava gli occhi per mettere a fuoco meglio, da quella distanza era in grado di riconoscere non solo le case ma anche le persone, non possedeva un orologio, non ne aveva bisogno, sapeva esattamente che ora fosse alzando gli occhi al cielo e guardando la posizione del sole, indovinava anche quando le nubi grigie che salivano veloci dal mare lo coprivano.
Oggi c’è poco movimento in paese pensò, ah già! oggi è la vigilia! si la vigilia di Natale!
saranno tutti a casa a preparare per stasera pensò Carmine, inevitabilmente la mente andò a sua moglie. tanti anni ormai che non c’era più, subito dopo che il loro figlio unico era partito per l’America in cerca di lavoro si era ammalata , di cosa non si sa , fatto sta che nel giro di sei mesi quella malattia se l’era portata via, e così Carmine era rimasto solo, muto nel suo dolore senza più Masa sua moglie né Turi suo figlio.
Carmine contadino analfabeta, nell’impossibilità di comunicare con il figlio, si era affidato alle mani del prete del paese affinché fosse lui a scrivere della triste notizia.
Da allora non aveva saputo più niente, e così parlava da solo nella sua mente.
Il pensiero era andato alle vigilie di Natale quando Turi era bambino e Masa preparava u turruni, i biscotti, a quando lui aveva costruito un piccolo presepe per Turi, fatto con le cortecce dei rughuri, aveva messo le casette , la grotta, e aveva intagliato lui stesso i pastorelli, poi per finire ci aveva messo tutto intorno il muschio che era andato a prendere al fiume insieme a Turi.
Com’era contento Turi, Carmine aveva posizionato nel presepe tanti fiammiferi conficcati nel muschio, la sera li accendeva così quasi per magia il quel paesaggio incantato prendeva vita , lì vicino al fucularu quelle piccole fiammelle tremolanti lo animavano. E mentre Carmine seduto o fucularu intagliava una nuova pecorella, Masa sferruzzava con l’uncinetto raccontandosi la giornata mentre Turi giocava col suo presepe .
Sul bisolo aveva sentito salire su per la gola un groppo come se qualcosa dentro non volesse andare né sù e né giù, e nello stesso momento sentì gli occhi umidi, li stropicciò con le quelle mani grandi e ruvide poi si schiarì la gola con un energico colpo di tosse e tornò ad aspirare una boccata dalla pipa.
Quando il sole aveva attraversato i tre quarti della volta celeste e correva a tuffarsi dietro le montagne , Carmine decise che era ora di rientrare a casa.
Come al solito aveva raccolto e messo insieme una fascina di piccoli rami secchi che sarebbero andati bene per il suo fuculari, si mise sulla spalla i berturi, la fascina e si incamminò.
Non aveva fretta., nessuno lo attendeva a casa .
Quando giunse alle prime case una comare sull’uscio gli si fece incontro :
"Carmini, ma chi fai ancora ddocu? longa u passo chi a casa ti spetta na bella surprisa!" Carmine rimase un pò interdetto ,bofonchiò qualcosa che assomigliava a un Buon Natale e continuò verso la strada di casa.
La vanedda dove abitava era stranamente animata quella sera ! che succede si chiese tra sé e sé, chi fa ccà tutta sta gente? In effetti un capannello di persone sostava davanti alla porta della sua abitazione.
"Oh Carmineddu finalmente ti ricugghisti! chi fai ancora ddocu? motivi nchiana supra c’è na bella surprisa pi tia!"
Entrato dentro e liberatosi le spalle dalla bisaccia e la legna prese a salire le scale che lo conducevano sino al piano dove c’era la cucina e la camera da letto , si insomma un po' come tutte le costruzioni del paese in fondo si assomigliavano un po' tutte.
Man mano che saliva le scale udiva voci di persone sembravano bambini , possibile?
Quando giunse al piano il suo stupore fu palese, davanti a lui due bimbi biondissimi con gli occhioni sgranati lo scrutavano.
Corsero via gridando " mami, mani there is a nonno! nonno!!" aveva appena messo il piede sull’ultimo gradino e vide lui ! Lo guardò dal basso verso l’alto Turi!
Turiddu esclamò "Si proprio tu? Papà !" "Si io sugnu Turi , commu stati?" Si abbracciarono e ancora una volta Carmine sentì quel groppo in gola, si schiarì la voce con il solito colpo di tosse, ah sta pipa! disse quasi a volersi schernire.
In cucina ci furono le presentazioni :
"Papà chiesta è me mugghieri Janet e chiesti sunnu i me figghi Elizabeth e Carmelo , commu a Vui si chiamma!"
Carmineddu frastornato dovette sedersi: non era abituato a vedere gente per casa e men che meno suo figlio.
In casa si materializzarono le comari, c’era un gran via vai, avevano allestito il tavolo nella grande cucina ed ognuna di loro aveva portato prelibatezze.
A cena Carmine ricevette il suo regalo di Natale, aprì quel pacchetto che Turi aveva messo accanto al piatto, lo tirò fuori e ne venne fuori un luccicante orologio, guardò affascinato quelle lancette che si muovevano silenziose.
Guardò la faccia sconsolata dei bambini, in effetti non aveva nessun dono da dare, poi d’un tratto rammentò, si alzò da tavola e andò ad aprire la vecchia cassapanca in camera da letto.
Con attenzione tirò fuori il vecchio presepe di Turi , sì era ancora intatto, i bambini furono entusiasti guardavano estasiati quelle casette le pecorelle i pastori, "oh mami ! is amazing" " Si si è bellissimo" rispose Turi " lo ha fatto il nonno quando io ero bambino, ha pure le lucette aspettate e guardate."
Come una volta posizionarono i fiammiferi a testa in sù e quand’ebbero finito Turi andò a spegnere la luce, accese i fiammiferi ad uno ad uno e le fiammelle tremolanti diedero vita al presepe.
Rimasero in silenzio davanti al presepe ognuno con i propri pensieri .
Dopo cena mentre i bambini giocavano intorno al piccolo villaggio costruito da Carmine, padre e figlio uno accanto all’altro davanti al fuculari si raccontarono quegli anni trascorsi lontani, Carmine ascoltava, in silenzio annuiva , poi venne il suo turno nel raccontare e parlò a Turi di Masa sua madre, di come se ne era andata e di cosa si raccontavano la sera davanti al fuoco.
Il giorno di Natale fu bellissimo, per l’occasione anche Carmine si era messo l’abito nuovo di fustagno nero, non lo indossava ormai da tanto, per andare dove poi?
A tavola continuarono i racconti delle loro vite scoprì che nonostante il nome la moglie di Turi era figlia di emigranti Siciliani e cosa non meno importante parlava pure un po' il dialetto, i bambini parlavano una lingua che lui non capiva, a malapena sapevano dire nonno e qualche altra parolina un po' storpiata.
Carmineddu per l’occasione aveva tirato fuori la pipa nuova che fumava solo nelle occasioni importanti.
Nonostante la sua scarsa attitudine alle effusioni dal suo volto traspariva la felicità di stare ancora una volta insieme al suo Turi attorno al tavolo da pranzo.
Al mattino tutti insieme erano andati a messa e per lo stupore dei compaesani Carmineddu aveva stretto mani e fatto auguri a chiunque incontrasse.
Ah sì, era stato proprio un bel Natale! pensava Carmineddu seduto sul bisolo davanti alla casetta di pietra,
Sì, sì proprio bello! Turi era dovuto ripartire, le feste erano finite ma aveva promesso che non avrebbe più lasciato passare tutto quel tempo senza vedersi.
Se ne stava lì Carmineddu con il sole che gli lambiva il volto rugoso, era piacevole, ogni tanto tirava una boccata di fumo dalla vecchia pipa, che bel Natale pensava ancora,sentiva la boria leggera che muoveva le fronde dei rughuri e il suo sguardo si fermò a osservare un carraggianu: era splendido con quei suoi colori così perfettamente intonati, si quelle strisce azzurro intenso sulle ali beige quel bianco e nero , una livrea perfetta nessun essere umano avrebbe potuto mescolare quei colori così bene!
Beato guardava con un accenno di sorriso sulle labbra la pipa stretta nella mano destra, pensò al volto dei nipoti quei lineamenti delicati quei capelli color grano maturo sì erano proprio bellissimi.
Fu così che lo trovarono a mastru Carmineddu, seduto sul bisolo con la sua pipa ancora stretta in mano il volto sereno con quell’accenno di sorriso come se l’ultima immagine che avevano visto i suoi occhi fosse qualcosa di celestiale.
Ebbene sì ! cari amici purtroppo non tutte le storie hanno un lieto fine perlomeno nel nostro comune intendere, chissà se Carmineddu ha trovato la sua Masa lì dove è andato?
Le avrà detto che Turi è venuto a trovarlo?
Ma sicuramente Lei lo sapeva già. Ora saranno insieme avranno tanto da raccontarsi, e soprattutto non si separeranno mai più.
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