Quella che vi stiamo per raccontare è una #storiavera.
Non quindi una leggenda macabra e neanche di una favola horror... perchè la realtà supera sempre di gran lunga la fantasia.
Vi è a #Torino un "museo degli orrori", le cui principali attrazioni non sono ricostruzioni in cera di mostri immaginari...ma resti ed effetti personali di persone che son state ritenute dalla scienza "mostri reali" fin dalla nascita.
Stiamo parlando del MUSEO DI ANTROPOLOGIA CRIMINALE CESARE LOMBROSO fondato nel 1876 a Torino dal medico e antropologo #CesareLombroso, pioniere dell'antropologia criminale, con lo scopo di racchiudere tutta la sua "collezione privata".
Vi sono esposti oggetti e resti umani che Lombroso accumulò lungo il corso della sua vita a scopo di studio : circa 684 crani e 27 resti scheletrici umani, 183 cervelli umani (non esposti), 58 crani e 48 resti scheletrici animali, 502 corpi di reato utilizzati per compiere delitti più o meno cruenti, 42 ferri di contenzione, un centinaio di maschere mortuarie, 175 manufatti e 475 disegni di alienati, migliaia di fotografie di criminali, folli e prostitute, abiti di briganti, tre modelli di piante carnivoree realizzazioni artigianali dei prigionieri di carceri e manicomi criminali.
Materiale che fu oggetto di studio al fine di confermare la teoria dell' #atavismocriminale.
LA TEORIA si basava sul concetto del "criminale per nascita", secondo cui l'origine del comportamento criminale era insita nelle caratteristiche anatomiche del criminale, persona fisicamente differente dall'uomo normale in quanto dotata di anomalie e atavismi, che ne determinavano il comportamento socialmente deviante: per Lombroso criminali si nasce, non si diventa. E’ tutto scritto nella nostra fisionomia. ( teorie che son state prima aspramente criticate e poi categoricamente sfatate).
Lombroso misurò anche la forma e la dimensione dei cranii di molti #briganti uccisi e portati dal Meridione d'Italia in Piemonte; spesso patrioti borbonici, talvolta contadini renitenti alla leva ( tra i più famosi è il cranio di #Villella., da lungo tempo al centro di una battaglia legale intrapresa dal paese d'origine, Motta Santa Lucia in Calabria, che vorrebbe riportarlo a casa)...sui loro teschi formulò "la teoria dell'uomo delinquente", ma a scopo prevalentemente ideologico:
Lombroso voleva inserirsi nel dibattito politico di quegli anni per aiutare, con il supporto della scienza, l' #Italiapostunitaria sul fronte del controllo sociale, e risolvere una volta per tutte il fenomeno della questione meridionale e del brigantaggio postunitario..concludendo che i meridionali erano "biologicamente inferiori" e quindi, per caratteristiche antropologiche, delinquenti per natura.
...Tra i teschi dei briganti, conservati nel museo, è presente anche il cranio di #AntonioGasbarrone di Sonnino; una personalità così variegata che è impossibile poter classificare in base ad una teoria così discussa e sommariamente dimostrata.
Morto da poco di vecchiaia ad Abbiate Grasso, alla veneranda età di 89 anni, il suo cranio venne asportato e consegnato, assieme al suo fucile ai suoi abiti ed una fotografia, al Lombroso nel 1882 da Camillo Golgi (futuro premio nobel per la medicina).
Nel 2010 il comune di #Sonnino ed il Comitato “No Lombroso” hanno intrapreso una battaglia legale per ottenere la restituzione dei resti del concittadino, per dargli degna sepoltura nella sua città natale; i resti e gli effetti personali del brigante sarebbero stati fatti pervenire illegalmente al Lombroso affinché potesse usarli per dimostrare le sue teorie.
#misteripontini
Il brigante Gasparrone fu rinchiuso nelle carceri papaline del Forte di Civita Castellana dal 1851 al 1870, e all'età di 77 anni fu graziato e liberato dal Governo Nazionale in omaggio all'Unità d'Italia.
Nessun commento:
Posta un commento