lunedì, aprile 09, 2012

Cicerone "L'amicizia" - Lettura consigliata


CICERONE "L'AMICIZIA" RCS Libri SpA, Milano 2012

"FIRMAMENTUM…QUAM IN AMICITIA QUAERIMUS, FIDES"

Il fondamento dell'amicizia, secondo Cicerone, era la "fides". Si trattava di un valore etico di massima importanza al tempo degli antichi romani, perché si
trattava di un valore che regolava tutti i rapporti sociali: il matrimonio, l'alleanza fra stati, il rapporto tra avvocato e cliente, fra vinti e vincitori ed anche l'amicizia.
Nelle note si precisa che il concetto di "fides" esprimeva la fiducia reciproca delle due parti.

"Fondamento, poi, di quella stabilità e costanza che cerchiamo nell'amicizia è la buona fede: niente, infatti, che sia infido è stabile."
Così si legge nella traduzione di questo libretto che fa parte della collana dei classici Greci e Latini della BUR che il Corriere della Sera sta distribuendo con la collana del "pensiero libero", collana che si aggiunge alle altre encomiabili iniziative volte a contribuire a quella campagna che concretizza il detto "cultura è
politica".

La conclusione di questo scritto ciceroniano è particolarmente significativa.
"La virtù concilia e conserva le amicizie. In essa è l'armonia, in essa la stabilità, in essa la costanza; ora, questa, quando s'è levata e ha mostrato il suo lume e ne ha visto e riconosciuto uno simile in un altro, a quello s'avvicina e a sua volta riceve la luce che è in quell'altro; di che s'accende sia l'amore sia l'amicizia: difatti, entrambi traggono il loro nome da 'amare'; amare è poi niente altro, se non voler bene a colui che si ama, senza pensare ad alcun bisogno da soddisfare, ad alcuna utilità da ricevere; la quale tuttavia spontaneamente fiorisce dall'amicizia, anche se non si sia andati a cercarla."

Questo rapporto tra "amicizia" e "amore" è ribadito più volte dall'arpinate.
"L'amicizia in questo è superiore alla parentela, perché alla parentela può togliersi l'affetto, all'amicizia no: tolto l'affetto, l'amicizia non c'è più;
la parentela invece rimane."
Il disinteresse, o meglio l'affetto disinteressato è il fondamento dell'amicizia.

"Come infatti siamo benèfici e liberali non per riscuotere gratitudine…così riteniamo che sia da ricercare l'amicizia non per la speranza di un guadagno
che ne venga, ma perché tutto il suo frutto è proprio lì, nell'amore."

Cicerone con pochi tratti descrive questo sentimento.
"Nell'amicizia nulla v'è di finto, nulla di simulato: …tutto è vero e spontaneo"
"L'amicizia fa più splendida la buona fortuna e più lieve l'avversa, condividendola e facendola così anche propria."

Cicerone fu un grande oratore, ovvero un grande avvocato ed un finissimo uomo politico. E  alla morte di Cesare cadde in disgrazia perché si schierò dalla parte di Ottaviano, sbagliata al momento, ma in realtà quella  del vincitore, non immediato, ma definitivo, dimostrando una volta di troppo la propria acutezza politica.
Si schierò e pronunciò contro Antonio  le Philippicae, facendolo oggetto del suo scherno e del suo pesante disprezzo, assieme ai suoi e a  Lesbia/Fulvia, matrona dissoluta e  potente. Antonio si vendicò iscrivendolo nelle liste di proscrizione il che causò il suo assassinio a Formia nel 43 a.C.
Si narra che le sue mani e la sua testa, mozzate,  furono esposte in Senato e Lesbia ne trafisse la lingua con uno dei suoi spilloni da capelli.

INDICE: Prefazione di Giorgio Montefoschi – L'amicizia – Nota biografica


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