Letteratura, è morto l'artista e partigiano Aldo Braibanti
in La Repubblica
Oggi i giovani che a malapena sanno chi fosse Pasolini non sanno nulla dell'esistenza, tantomeno del lavoro di Aldo Braibanti, della sua opera intellettuale fine e instancabile, della orrenda tragedia della propria dignità umana di cui è stato oggetto e da cui ha saputo distanziarsi, malgrado tutto, con eccezionale, anche quello, distacco, producendo cultura di cui hanno inconsapevolmente usufruito..
Ma per fortuna i più giovani hanno a disposizione Wikipedia, dove poter attingere notizie su questa persona, così schiva di sua natura, divenuta personaggio suo malgrado per una vicenda che ha pesantemente segnato la cultura italiana, quella politica e giuridica, per non parlare di quella dei diritti umani che in quegli anni in questo nostro paese, martoriato dalla superstizione spacciata per religione, dal moralismo degli immorali e amorali istituzionali, dal sessismo coniugato nelle sue forme più misogine e talebane, tentava faticosissimamente di cominciare ad affrancarsi in direzione del rispetto delle dignità umane, in un processo evolutivo socio-culturale che è ancora molto lontano dall'esser concluso vittoriosamente.
Malgrado tutte le pressioni e le persecuzioni tuttavia egli è stato capace, dicevo, di distaccarsi da tutto questo odio reso visibile e subìto sulla sua propria esistenza, superando quello che senza alcun dubbio per lui è stato un vero inferno.
Distacco però solo apparente, come appare con sconvolgente intensità in questo suo LETTERA A CORNIX scritto del 2001 e che egli stesso così presenta:
"Vi ringrazio dello spazio che offrite a questo mio scoppio di ribellione contro il qualunquismo dilagante. Scoppio sgradito ad alcuni ma sincero come un grido di pace, spedito a chi non sa immergersi in soccorso della biomassa minacciata, ma neppure sa emergere dalle strettoie settoriali. Nessun auspicio di qualche happy day ma la gioia di combattere contro la violenza generata dall' ignoranza.
Il mio sforzo di rapportarmi a tutti i viventi si fa naturalmente eguale al mio sentire la poesia dell' uomo come un' umile invocazione a chiedere cittadinanza nello sforzo comune di tutte le forme di vita, quando tendono a sopravvivere per vivere.
Non ho né dei né demoni. Mi basta rispettare il mio pianeta con tutta la passione della mia piccola azione.
Scrivere è comunicare, cioè non solo sembrare, ma soprattutto essere il proprio mestiere di vivere.
Comunque una magnifica cornacchia.
Grazie ancora dell' ospitalità .
Aldo Braibanti
Roma 2001"
Ecco qui la LETTERA A CORNIX
va cornix
questo e' un congedo provvisorio
tu da me
io da un mondo che mi diviene estraneo
quasi in silenzio
io e tu
poche parole ci devono bastare per vivere
torna cornix nel tuo vascello pendolare di penne oscure
va cornix
torna nel doppio oceano dell' immersione e dell' emersione
va cornix
piuma leggera di sole nel grigio crepuscolo delle menzogne
va cornix
torna lieve come la morte
ghermisci questo mio silenzio di vivere
cornix nera e grigia oltre la bianca maledizione degli uomini
ascolta - per le vene del nostro pianeta
corrono ancora e sempre osceni borborigmi di guerra
la masse umane ondeggiano tra i banchi zoppicanti del mercato
la violenza cieca sfiora l' abisso come un motore a folle
i cinici predicatori degli dei e i loro sordidi ciambellani
schiamazzano nelle loro corazze come gli assassini di un linciaggio
ma in basso molto più in basso
piccoli uomini senza nome brancolano da millenni nel deserto incombente
della sabbia e della paura
sono ancora saturo del tuo gracidare duro come un grido
ma in qualche modo sò che tu sai che anche io grido
sai che rimpiango i tuoi teneri baci di sangue
il tuo vacillante passo di clown che mi viene incontro
stretta nel becco immaturo una moneta di argento brunito
che per giuoco tu rubavi alla fredda arroganza degli invasori
fingo con parole mie questo dialogo di struggenti fughe della memoria
ma l' amore trabocca prima e dopo di noi cucciolo di malinconia
fedele traccia di carboncino sulla pagina profanata del mio affanno
recita puerile davanti allo specchio ipocrita e voglioso del nostro stanco nemico
il riposo crepuscolare dell' antico giustiziere
- la quiete satolla di coloro che proclamano la licenza di uccidere -
esige qualche pedaggio di retoriche consolazioni
ma la retorica vacua è il peccato dei peccatori smarriti
peccato dei persecutori smarriti
dei bambini spaventati dalla notte
dei vegliardi costretti a mettersi in piedi nelle tenebre straniere
estenuante giuoco di masturbazioni senza piacere
rischioso giuoco silla soglia di complicità senza luce
la porta è stretta nel fondo della strada che ho tracciato col piede
la porta è illusione di folle ubriache di solitudine
non sanno che basta una foglia verde una lucertola sul muro ottuso
un vecchio e un fanciullo che si guidano a vicenda tenendosi per mano
basta il tuo volo pesante verso il branco sugli alberi del viale
basta lo sconfinato stupore per la pioggia il sole il tenue arcobaleno
basta la brezza del tramonto per riscattare l' illusione del dubbio rovente
cornix ricordi?
ti ho offerto sul palmo una barchetta di carta
l' avevo raccolta come una scialuppa di salvataggio
sotto le suole dei ragazzi inseguiti dall' ordine prestabilito
tu l' hai carezzata con un' ala come un regalo di compleanno
tu mi hai guardato per capire e subito è avvenuto lo scambio
semplice e luminoso come la nostra attese oltre le logiche proiezioni dello squallore
cornix ricordi?
cercavamo virtuali traduttori delle nostre lingue segrete
ma il dialogo era sincero come una confidenza di adolescenti
ma il dialogo era sottile come il vento folletto in un campo di granturco
ma il dialogo era di cristallo come una sorgente di montagna
la faccia della terra è crivellata di tante manhattan degli uomini rossi
manhattan degli uomini bianchi e neri
manhattan deturpate da mani violente
manhattan di piante sradicate dalla vendetta
ricordi cornix?
io piangevo prima della tempesta
io ti venivo incontro per rifugiarmi nella comune innocenza
mi hanno detto che hai scelto la libertà
e io dico che è troppo facile scandire frasi fatte
è troppo facile recitare quello che già tutti sappiamo
è troppo facile confondere la caricatura della luna con la caricatura di un dito
ti ho dato quello che mi restava di un imprinting arrivato ai confini
ti ho offerto il mutuo appoggio come atto di vita nella lotta per la sopravvivenza
ti ho lasciato aperte tutte le vie di fuga se non fossimo riusciti a parlarci
ho cercato di vivere con te l' urgenza di un patto nuovo con tutti i viventi
ho messo da parte il mio orgoglio residuo
le briciole di qualche mia involontaria convivenza con i cento e cento assassini per bene
di colpo sei precipitato in un mondo nuovo
dove avresti cominciato a cercare i sentieri dei tuoi padri
altra libertà altra lotta altra gioia altro dolore
altro dialogo duro e caldo come quello che abbiamo perduto
un impulso non ha fini
questo è il mio affettuoso messaggio
un cadavere non è un amuleto
un automa è senza scopo
il suo programma parla solo del passato
ma non è tutto quì
in qualche modo so che tu lo sai - se pure le pronunce sono diverse -
la poesia per me è solo il precipitato essenziale del discorso
la poesia è il mio mestiere
non ha orpelli di sostegno non ha dialettiche e frodi
ma solo un' istantanea fermata nei modi che sono miei
per incidere con umiltà quello che ribolle nella memoria
cornix la parola dell' uomo può uccidere
può essere torbido peana di guerra
oppure un canto semplice che invita all' integrazione nel cosmo
è vero - anche un ambizioso imbecille
può cesellare dorate persuasioni occulte se impara i trucchi del mestiere
può esibire trionfalmente la sua servile viltà il suo panico impuro
oppure solo l' effervescenza oscena della sua impazienza alienata
ecco il punto - mi commuove solo la poesia che sà l' utopia
ma ne fa prezioso carburante per una macchina a secco
so ascoltare solo chi non fa dell' amore l' icona di un sogno sopraffattore
un lamento pietoso che lo proietti nell' olimpo degli dei
è così cornix
cerco solo la pausa in cui inserire i tasselli della vita
piegare la fantasia all' olistico sforzo dell' immaginazione
inventare di nuovo i segni che noi uomini abbiamo dimenticato
i segni che sanno abbattere le frontiere di ogni grottesca babele
è così cornix
chiamo poesia un minuscolo gesto
che non ha valore ma solo ineffabile promozione
eco di un gene di modificazione
ombra d' attore sul palco che sfida l' entropico assalto
passo nell'autentica nudità di chi nasce ogni volta che muove l' ultimo passo
cornix io tento ancora di cantare
la mia libertà è questo volere la necessità del mio sforzo
la mia libertà è liberazione continua
per non cantare i miti consunti di ieri e di domani
la mia voce diviene roca impacciata
colma d' angoscia priva di certezze e apodigmi
eppure si fa scudo contro i signori delle verità senza appello
contro gli sciocchi che si credono padroni della terra
contro i carnefici grandi dei piccoli che non hanno difesa
contro gli annunciati militi delle poubelles
contro chi è pronto a dare la caccia ai cani sciolti ai cavalli scossi ai fragili amanti
contro i predicatori che sotto la tonaca nascondono il coltello per castrare il desiderio
e nella grande farsa blaterano di impervi paradisi sotto e sopra le nuvole
c' è chi sbraita che questo nostro mondo è una valle di lacrime
ma vuole solo coprire coi suoi sermoni un' impudica impotenza
cieco di fronte a foreste morte oceani infetti cieli intasati
ladro di pietre antiche per i suoi mefitici castelli
misero artigiano di rugginosi scarti di cemento
fabbro di macchine mortali per chi si lamenta troppo forte
manipolatore di metallo inerte per fabbricare gabbie sempre più strette
dove miliardi di gregari senza volto si dilanieranno con disperato furore
io non posso fare altro che cantare
io bonobo tra i bonobi
io solerte formica planetaria
io cornix come te
senza nostalgia per gli incauti zaratustra dell' occidente
senza rimpianti per le barbe profetiche di tutti i messianici guru
senza progetti di lagers - di macelli per uomini vitelli leviatani sequoie
sono un pellegrino in viaggio verso rifugi che forse non esistono
dove non si senta più litaniare sotto l' altare degli spiriti
dove non si sia più costretti a camminare sull' orlo di un cratere
dove non valga mai più la legge del taglione
lo scherno di una guerra che si vanta di essere infinita
i bandi dei grandi retori che scandiscono per le folle boccheggianti
parole di virtù di bellezza
di riscatto dai peccati incisi sulle loro tavole d' amianto
sui loro papiri che di globale raccontano solo la fame
la miseria degli schiavi vagolanti nelle metropoli impazzite
cornix
io tocco la gioia sempre dove invento una traccia di vita
io non so cantare nel coro dell' insidiosa omologazione
non so cancellare dagli occhi eidedici l' immagine di uomini e capretti sgozzati
non so mettermi in fila per mendicare le loro corone di stagno
i premi delle loro gare più stupide che crudeli
non so credere colpa il giuoco estremo che vuole persuadere all' amore
non so soffocare il lamento dei vinti
non so tollerare la violenza di chi sceglie l' ultimo bene
contro l' ultimo impero del male
cornix
io chiamo rivoluzione
l' affannoso moto dei corpi celesti
come tutti i viventi a volte scompagino tutte le carte
per non chiamare ideale il sogno del ventre troppo sazio
giustizia il fiato corto del potere
verità la visione dell' occhio miope
vangelo il proclama di un primato senza pudore
dio l' ingorda voglia di onnipotenza
morte la punizione cruenta dei malaccorti ribelli
il dominio di miliardi di batteri
si fa beffe della maschera di qualche satana dispettoso
ma noi poveri uomini ci ostiniamo a fingere di non sapere
che l' unico metro per domani è il crudo verbo ecologico
l' allarme senza scampo di fronte alle quotidiane minacce
l' odio per ogni assurda crociata contro la comunità dei viventi
per ribellarsi all' impotenza
in questo strabordante mare di tecnologie e di informazioni
per non avere paure di superare la soglia del dolore
per sfuggire alla soffocante saturazione culturale
per colmare l' improvvido iato tra natura e cultura
per mettersi alla fine in pace con la terra che gira intorno al sole
per non essere perseguitati dall' abominio delle infami extrapolazioni
per non soggiacere all' ultimatum dell' ostinata ignoranza
per non strappare come prescrizione divina l' erba selvatica
per questo e altro
per questo e molto altro ancora
non cerchino cornix di livellarci con il loro rullo di piombo
non ci minaccino col castigo dell'atomico orrore
non lo facciano cornix
non lo facciano gli amici e i nemici
non lo facciano le turbe senza voce scatenate nelle troppe stragi quotidiane
non lo facciano cornix
o sara' peggio per loro
fuori da tutti i ghetti
noi siamo gli arlecchini della vigilia
noi sappiamo che chi non conosce non ama
noi vogliamo riscoprire la meraviglia dell' aurora
senza corse scellerate verso sicure sconfitte
in mezzo alle truppe che si fronteggiano nella pianura dell' odio
noi chiediamo con ostinato rigore
noi chiediamo ai venti all' acqua alle rocce
se quello che l' uomo chiama poesia può correre più in fretta delle sue macchine
può' risuscitare la speranza agonizzante sulla soglia del silenzio tonante
beatitudine di chi ascolta nel mare tradito
il canto mobile delle grandi balene
cornix credo che ci capivamo perché non volevamo diventare adulti
credo che il nostro giuoco cominciava dove finiva il giuoco degli altri
già quando eri caduto dal nido e i tuoi padri mi imploravano di salvarti la vita
trepidamente ti accompagnavo lungo la tua asprigna giovinezza
fino al momento del tuo ingrato crollo dalla finestra nera
poi ancora quando mi sussurravi dal tetto di fronte stretto al tuo nuovo compagno
e già vincevi là in alto la tua prima battaglia nei cieli
tutto questo sembrava una favola e la favola sembrava finita
poi di colpo ho capito - mi ero fatto te
il tuo dono era eguale al mio
non ti avrei mai più proiettato in un ambiente che non esiste
perché loro loro loro
loro l' hanno distrutto
cornix
la vecchia totoa si e' persa per sempre nella stanza opaca
il piccolo tico sente ancora più freddo e si rifugia sotto la mia giacca
tagliano l' aria densa gli ultimi icneumoni della stagione
gechi e iuli giuocano a nascondino ai piedi dell' olivo bonsai
acari rossi scivolano sui vetri delle messor invernali
le sedie e i tavoli sono ancora pregni dell' odore di slappa
già squarta il mattino freddo il richiamo pungente dei gabbiani
mia madre e mio padre cavalcano il docile pachiderma della tenerezza
mio fratello e i miei compagni uccisi da uomini morti
occhieggiano dalle pareti con vellutata discrezione
rimbombano tamburi di guerra lungo la curva di un boomerang suicida
e tutto questo cornix
tutto questo avviene quì adesso in una città dell' uomo
dove vai uomo?
dove corri?
perché corri se non fai che programmare nel tuo trionfo la tua fine?
perché hai dimenticato troppe cose
per pagare il prezzo troppo alto dei tuoi birilli elettronici?
la corsa dei tuoi bolidi non ti porta in nessun luogo
lo sbarco sui pianeti non dà scampo a chi non è capace di cambiare
la luce fioca si spegnerà se non visiteremo i colori del cielo profondo
dove vai uomo se la ricerca di felicità tradisce la tua stessa libido?
dove vai se ancora e sempre le trombe dello sterminio incrinano il silenzio?
dove vai se il comando sacrale è fare sempre più figli?
se la fede che ti sostiene è quella dei martiri fosforescenti
degli eroi laureati dei soldati di cento bandiere?
dove vai col tuo sogghigno idiota e sufficiente
se ti angoscia qualche minuzzolo vuoto - qualche pozzanghera isterilita?
dove vai
dove vado io uomo tra gli uomini
ora che tu cornix sei volato via
e io mi sento povero e solo tra gente che non riesce a vedere?
trasvoliamo cornix
oltre questi anfratti domestici
verso colline turchesi oceani gialli sequenze verdi di primavera
trasvoliamo presto perché la vita mi sfugge tra le dita
e io non voglio spezzare la preziosa catena dei miei quotidiani risvegli
non voglio travalicare con mentite sapienze la lunga serie delle contraddizioni segrete
non voglio rinunciare al gesto che ricicla quello che gli altri buttano via
non voglio barattare i miei sassi colorati con l' abbondanza dei loro frutti marciti
non voglio tradire la mia coerenza quando cambio col mondo che cambia
non voglio finire quì questo mio lungo frammento di paura e di desiderio
la porta resta spalancata fino allo spasimo
come la breccia nera da cui sei caduto tu mio dolce compagno di viaggio
Aldo Braibanti Roma 13 settembre 2001
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