mercoledì, marzo 21, 2012

Il Festival Internazionale della Poesia compie 18 anni: una notizia buona ed una cattiva

Il Festival Internazionale della Poesia compie 18 anni e diventa maggiorenne, ma paradossalmente rischia di venire ingoiato insieme
agli altri Festival e teatri genovesi nel buco nero culturale derivante dalla mancanza dell'approvazione del Bilancio comunale.

Per combattere a questo deplorevole e assurdo stato di cose, il Festival Internazionale di Poesia insieme a Teatro della Tosse,
Akropolis, Cargo, Archivolto, Ortica, Garage, Teatri Possibili, Festival Corpi Urbani, Festival del Mediterraneo, Gezmataz, Genova
Film Festival, Festival Circumnavigando e Suq ha inviato questa lettera aperta agli organi di stampa, con il proposito di scuotere dal
torpore chi di dovere.

**Genova si spegne.**

Dopo anni in cui la politica cittadina ha puntato sulla cultura come volano per il rilancio della città, si spengono le luci dei teatri,
dei festival, dei concerti.

Si spengono oggi: il Comune non ha approvato il bilancio e la stragrande maggioranza delle manifestazioni culturali non potrà
essere realizzata fino alla fine del 2012.

Alcune, dopo questa micidiale paralisi, non saranno più in grado di rialzarsi.

Questo avverrà anche perché ad oggi la Regione Liguria non ha stanziato neppure 1 euro sul capitolo cultura.

Cosa succederà, quindi?

Prima di tutto i cittadini non avranno più i servizi culturali che, da Voltri a Nervi, dal centro a Bolzaneto, in questi anni hanno
aumentato la qualità della vita per i residenti e attratto i turisti.
Dove c'è un teatro, un festival, un concerto c'è vita, c'è commercio, c'è un argine al disagio; la vivacità culturale di una città rappresenta l'identità dei cittadini che la abitano, è il suo biglietto da visita per il mondo, è uno dei perché valga la pena vivere in quella città e non scappare via.

La vivacità culturale di Genova è uno dei motivi per cui la si ama.

Ma a Genova da oggi è il buio. Il bilancio non è approvato: le luci della città si spengono (e i circa mille lavoratori dello spettacolo
restano a spasso).

Questa mortificazione per Genova è un assurdo controsenso rispetto a quanto è emerso dalle pioneristiche indagini che l'Assessorato alla Cultura del Comune ha condotto sui teatri e sui festival genovesi: cioè che essi non solo rappresentano lavoro e indotto, ma che gli investimenti pubblici sul settore alla città ritornano moltiplicati.
Da queste indagini, risulta che i genovesi sono assidui e appassionati frequentatori di teatro: in un anno oltre 600mila presenze in una città delle nostre dimensioni rappresenta un caso straordinario in Italia.

Anche per i festival i dati sono significativi: il pubblico coinvolto nel 2011 è di 183.000 persone.

Tutto ciò significa, ancora, che i genovesi considerano lo spettacolo dal vivo e la cultura in generale un genere di prima necessità; che condividono quanto un giornale attento alla crescita economica come Il Sole 24 Ore sta da settimane ribadendo a gran voce:
ovvero che senza cultura non c'è sviluppo.
 Cosa succede invece?

Non approvando il bilancio comunale, non possono essere emessi i Bandi a cui i teatri e i festival cittadini partecipano per ottenere
gli indispensabili (e sobri) contributi per far vivere la città.
Questi Bandi per lo spettacolo, dopo anni di contributi "senza regole", sono stati perfezionati dall'Assessorato alla Cultura per
offrire criteri di valutazione e trasparenza nell'erogazione dei fondi.
 Vogliamo buttare via tutto questo lavoro?

Questi Bandi sono finanziati dai soldi dei genovesi e si traducono in un ottimo rapporto costi/benefici: lo spettacolo a Genova si intreccia indissolubilmente con il mondo della scuola, con il turismo, il commercio, il sociale, settori che contribuisce a rivitalizzare e alimentare.
La mancata approvazione del bilancio sarà un gravissimo danno anche per questi settori.

Ci sono pochissimi giorni per riparare a questo buio.
Ci auguriamo che il senso di responsabilità verso la città prevalga.



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