Un gaypride a Napoli è sempre sicuramente una piedigrotta, con tutta la sua carica eversiva, con la spontaneità del popolo, con le maschere e i carri, con le dovizie della carne esposte, con le canzoni e l'amore pronto ad ogni forma di tradimento, con la presenza di autorità mascherate dal loro contrario, come il sindaco che viene come cittadino, ed i politici/marrazzi che passano per caso o per propaganda, giocando alle inversioni tipiche tanto della piedigrotta quanto del mondo omo.transessuale.
Il gaypride è una prova di matrimonio, come nelle antiche tradizioni popolari della piedigrotta, cui ogni coppia giovane (omo.etero.trans-marrazzo) dovrebbe sottoporsi, ed è una festa sacra perché racconta di una madonna, quella di pompei, che di certo vuole bene a tutti i gay, ma anche di quella di montevergine raggiunta da fedeli guidate da femminielli napoletani e di tutte le altre che richiedono vattienti (castrati, insanguinati, con cinturoni rossi) o simboli fallici mirabili (i gigli di Nola, il campanile incendiato del Carimine, i busti di San Gennaro, a sua volta anch'egli insanguinato, o quello di San Matteo a Salerno, con gli abiti dei fedeli rosso sangue) ma anche simboli della vita laica come, il cavallo alato della repubblica marinara di Amalfi, o la possible presenza di figuranti arsi al rogo e coppie di donne vestite da contadini nella festa medievale del Corpo di Cava.
Dal Vangelo di Matteo (19,12):"Ci sono eunuchi che così sono nati dal ventre della madre; ci sono eunuchi resi tali per mano umana; e ci sono eunuchi che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca."
Il linguaggio della tradizionale sfilata dell'orgoglio omo.transessuale, che si misura con le forme di potere moderno e con le memorie orali di una tradizione ultramillenaria, è una piedigrotta comunque e sicuramente.
A Napoli farebbe bene avere ogni anno un gaypride ed una piedigrotta, per riconciliare il sacro ed il profano, la fame ed il benessere, la speranza tradita ed il futuro incerto.
A Niola, esperto antropologo, potrete chiedere dei legami ancestrali tra femminielli e divinità femminili, all'organizzatore dell'ultima Piedigrotta, figlia del regime borghese elitario imposto dall'era DeMita-Bassolino, ancora non tramontata ed anzi rinnovata dalla nuova coppia omosessuale e sempre più pederasta, DeMita-Caldoro, chiederete perché girando su quegli immensi carri carnascialeschi, che sono gli arancioni trasporti pubblici napoletani, non abbiano interrogato il popolo vero, quello odierno, per realizzare la festa.
La plebe oggi è nera, schiava del sesso o della terra, o sottomessa a quintali di merci abusive; è olivastra, dagli odori acri e speziati, adusa a lavorare nelle case, così come le bionde ed altere femmine dell'est, costrette anch'esse, a torto, a vendere il corpo a vecchi libidinosi o a vecchie cuffie.
La plebe oggi è cinese, ma la vedi soltanto a Via Poerio, oppure è araba e ti odia, pregando per le strade luride e polverose o nascondendo ginecei di donne velate e numerosa prole.
La plebe oggi sono i contadini di Chiaiano, costretti al puzzo della discarica militarizzata, così come quelli di Acerra, avvelenati da torri fumose a intermittenza, o da Giugliano a Nola, dove le terre ed i laghi nascondono rifiuti tossici oppure nucleari.
La plebe oggi è il bagnante ucciso da un medico strafatto di cocaina, così come quell'altro ucciso da un medico dopo una gara di velocità legale, o l'altro medico ancora che per giungere a Capri direttamente ha urtato un legittimo traghettatore di plebe.
La plebe oggi è il drogato, merce di stato, che dà lavoro alle guardie come ai ladri, agli avvocati, ai medici ed agli spacciatori, ai politici tronfi ed ai trionfi della chimica neuropsichiatrica.
La plebe oggi è la prole di camorristi e affini che invadono le strade nel nome-del-padre, facendo dannare vedove bigotte e anziane cule rotte, che prendono in giro immuni ed aggressivi, rubando a più non posso, rompendo qualche osso, spacciando cocaina col passeggino dell'ignara sorellina.
La plebe oggi siamo noi, costretti a nasconderci dietro la rete, perché questa città se no ci ignora e con la sua violenza tutto si ingoia.
Mi aspetto una Piedigrotta o un Gaypride davvero sorprendente che dia più spazio e liberi la voce di tutta questa gente !
La strega maligna
Manlio Converti
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