giovedì, febbraio 07, 2013

STORIA DELLA SECONDA REPUBBLICA


SIMONA COLARIZI – MARCO GERVASONI
"LA TELA DI PENELOPE"
Laterza Roma – Bari 2012
 
Libro prezioso, è stato giudicato da chi l'ha letto prima di me. Lo confermo. Siamo alla vigilia di una consultazione elettorale che dovrebbe segnare il passaggio ad una nuova fase della Repubblica postfascista. Anzi qualcuno parla addirittura di "Terza" Repubblica.
Chi scrive ha addirittura dei dubbi che si possa qualificare "Seconda Repubblica" quella fase iniziata con il governo "tecnico" Ciampi e conclusasi con il governo "tecnico Monti. Anzi proprio la mancanza delle riforme istituzionali (passaggio dal governo parlamentare al governo presidenziale, da un sistema elettorale proporzionale ad un sistema elettorale maggioritario, dal bipolarismo al bipartitismo) è il segnale più significativo della continuità del sistema politico.
Questa fase politica, denominata Seconda Repubblica, in realtà ha segnato la resistenza al cambiamento delle istituzioni, cambiamento necessario perché inadeguate ad affrontare le sfide dei tempi moderni. Questa resistenza ha creato il guazzabuglio nel quale ci siamo ritrovati.
Si legge nella introduzione: "Nel centrosinistra ci si è illusi di poter continuare a governare sul solco del passato con qualche significativa riduzione delle garanzie del Welfare State e con lo stretto rigore sui conti pubblici imposto dall'Unione Europea…Nel centrodestra, compatto intorno a Berlusconi, si è invece affacciata la tentazione del populismo, capace di riportare unità nella società atomizzata in nome di desideri e istanze da tutti condivise: ricchezza, consumi, ascesa sociale. "
La continuità del regime è il vero volto della Seconda Repubblica.
Sempre nell'introduzione Colarizi e Gervasoni affermano: "Nel centrodestra come nel centrosinistra la frammentazione interna a entrambe le coalizioni, mera somma di spezzoni di partiti ereditati dalla Prima Repubblica, è sfociata in una conflittualità permanente e paralizzante: lo scenario meno adatto a gestire un'Italia già nel 1994 in affanno significa sul piano delle risorse economiche, sociali e culturali.
E qui è il nucleo centrale della ricerca dei due autori: "Esecutivo dopo esecutivo si è andato tessendo una tela di Penelope. Ma restare sempre fermi significa declinare irrimediabilmente, un declino che i partiti della Seconda Repubblica non sono riusciti ad arrestare, malgrado l'ingresso nell'euro e qualche breve parentesi di ripresa, soffocata dalle convulsioni economiche internazionali sommate all'impotenza dei governi."
Consegue una diagnosi impietosa e tutt'altro che non condivisibile: "Questa impotenza, causa ed effetto di identità politiche deboli, ha portato al progressivo scadimento della classe politica italiana e a una crisi di legittimazione sempre più vasta, che ha finito per costringerla ad abdicare al proprio ruolo e a rinchiudersi nei palazzi del potere."
Solo una "buona politica" può essere un rimedio a questo scadimento e "buona politica" significa riforme nella direzione indicata nel triennio 1991 – 1993: passaggio dal sistema elettorale proporzionale a quello maggioritario, dal governo parlamentare al governo presidenziale, dal bipolarismo al bipartitismo.
In fondo il "mattarellum" è stata una legge per resistere al necessario passaggio ad una legge decisamente maggioritaria (mentre il "porcellum" è un maldestro tentativo per ritornare al sistema elettorale della Prima Repubblica). L'indicazione del leader della coalizione nei simboli elettorali e il nuovo ruolo del Presidente della Repubblica sono stati veri atti di resistenza nei confronti del necessario passaggio al regime presidenziale. Lo stesso dicasi della strutturazione della diade berlusconismo/antiberlusconismo (che ha sostituito la diade anticomunismo/comunismo caratterizzante la Prima Repubblica) in partiti "somma di partitini" hanno perpetuato il bipolarismo impedendo la nascita del bipartitismo.
La lettura di questo buon libro non dà utili indicazioni per l'esercizio del diritto di voto, però dà un'ottima visuale di ciò che è stato e ciò che poteva accadere, di come il fattore conservatore è stato prevalente rispetto alle necessità innovatrici. Il disagio politico e sociale che stiamo attraversando è sicuramente il frutto di questi ultimi vent'anni (e quindi non solo di Berlusconi e del berlusconismo) e questi anni sono stati la conseguenza di quella Prima Repubblica della quale non proviamo alcuna nostalgia. (bl)
 
INDICE: Introduzione – I. Il crollo della Prima Repubblica (1989 – 1993) – II. La transizione continua (1994 – 1996) – III. La legislatura dell'Ulivo (1996 – 2001) – IV. Una stagione di movimenti (2001 – 2004) – V. L'impossibile governo (2004 – 2008) – VI. Ultimo atto (2008 – 2011)


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