sabato, ottobre 11, 2008

preparare il 33° anniversario

Comincio fin d'ora a preparare il 33° anniversario della morte di Pierpaolo Pasolini. Ma potrei dire che non ho mai smesso....

Gli anni passano, ma la realtà della società che ci circonda, oltre le apparenze e spesso anche in quelle, non è mutata gran che da quella che vide consumarsi l'assassinio di Pasolini.
L'omofobia che ha reso omicida la mano di un giovane ignorante non è mutata, anzi, se mai si è diffusa subdolamente, si è ammantata di ipocrisia e buonismo, protetta e sostenuta da complicità eccellenti e sante.
Le forme più subdole e anche quelle più sfacciate dell'omofobia nei fatti, nelle parole, nei gesti, nei comportamenti collettivi, appaiono ad occhi attenti sempre più presenti, tollerate, anzi privilegiate da parte di troppe persone che hanno la responsabilità del rispetto di tutti.

Qualcuno può pensare che esageri, che soffra di qualche strana mania di persecuzione e che veda nemici ovunque.
Ma, tanto per fare un esempio, chiedetelo a chi, trovandosi assolutamente a disagio in un genere sessuale scritto sui documenti e in cui non riesce (manco con anni di psico e farmaci pericolosi ) a identificarsi, sceglie e decide di comportarsi da persona dell'altro genere: la legge, italiana e non solo, gli impone di "dimostrare" attraverso una violenza, la sua identità di genere sessuale.
Attraverso una violenza, imposta ( altrimenti niente cambio di genere sui documenti), di cui è necessario addirittura che chi la subisce la chieda e se ne renda complice, proprio chi si trova già a vivere una drammatica situazione di disagio con sé stess* e con il resto del mondo....

Non mi verrete a dire che dover subire, anzi dover desiderare e richiedere l'amputazione "chirurgica" di una parte del proprio corpo non si debba definire violenza!

Ma è proprio ciò che la nostra legge prevede come conditio sine qua non per modificare il genere anagrafico, cioè quello che eufemisticamente ( eufemia non c'entra, ma l'ipocrisia sì) viene chiamato "intervento di riattribuzione del genere sessuale" .

Eppure non è nei comportamente palesemente omofobi, nelle forme esasperate di razzismo sessista che risiede secondo me il pericolo peggiore, ma in quelle forme di disprezzo e di scherno striscianti che stanno manifestandosi sempre più frequentemente, anche da parte di persone per cultura e status insospettabili. Pericolose poichè se tendono a sfuggire all'attenzione anche degli stessi che ne sono affetti, proprio perchè sono insospettate e "insospettabili" riescono a fare proseliti, troppo spesso anch'essi inconsapevoli, e a propagarsi in giro tra la gente come onde in uno stagno, poichè sfuggono all'attenzione. Ma proprio come onde si susseguono, prendono forza e si sommano, fino al momento in cui si manifestano in forme violente, eclatanti, visibili.
Solo per poco, però, il tempo di una cronaca, forse due o tre.
Perchè ci si abitua a tutto, anche all'orrore, se è vissuto come qualcosa che non ci appartiene, che non ci riguarda direttamente, perchè ce lo racconta la tv, come ci racconta i serial o i cartoons.

Io non voglio abituarmi all'omofobia e neanche al sessismo e mi auguro di cuore e faccio di tutto per fare in modo che non ci si abitui, tra la gente di buona volontà, anche della nostra Comunità Varia.
Io voglio che scompaiano dai comportamenti della specie umana.

Osservare i propri comportamenti e quelli degli altri, anche quelli più apparentemente innocui, analizzarne le valenze , passarle costantemente al pettine fitto della critica più spietata, stigmatizzarli senza pietà alcuna, punirne con durezza di legge le forme violente, è l'unico modo per riuscire ad arginare l'onda montante dell'omofobia e del sessismo.
Se così fosse, se così fosse stato nei 60 anni della Repubblica, l'omicidio di Pasolini sarebbe stato l'ultima violenza estrema, l'ultimo reato di omofobia omicida. Ma così non è stato.

A 33 anni di distanza da quel 2 novembre 1975 vogliamo finalmente deciderci, tutti, a cominciare a fare sul serio ?

alba montori

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