venerdì, novembre 09, 2007

La fine d'Israele.* Furio Colombo.

*La prima cosa che colpisce il lettore del suo ultimo libro è il titolo. "La
fine di Israele" così semplicemente, senza neppure un punto interrogativo.
Si tratta di un titolo angosciante. *

Ho dato al libro quel titolo per richiamare la gravità estrema della
situazione. La distanza tra Israele e coloro che dovrebbero garantire per
lei è grandissima. L'Europa non lo fa e gli Stati Uniti sono
nell'impossibilità di farlo. Il messaggio è angosciante perché la tragedia
è già iniziata e se consentiamo che si svolga in base a tutte le premesse
che si sono accumulate fino ad ora, non può che essere una tragedia nella
forma di una guerra impossibile o nella forma di una pace impossibile.
Essendo, se non accade qualcosa di nuovo, una tragedia ineluttabile, andava
annunciata.

*L'analisi della situazione mediorientale e della cecità occidentale
proposta nel suo libro mi è sembrata puntuale e approfondita. Riprendere le
problematiche affrontate, pur sommariamente, non sarebbe possibile in questa
sede. Un'osservazione: io vado in Israele molto spesso e parlando con la
gente più svariata l'ho sempre trovata sostanzialmente ottimista,
determinata a difendersi e sicura delle proprie capacità di difesa.*

E' un discorso che riflette il passato e non il presente e non perché
l'esercito d'Israele non sia determinato, non perché la tecnologia non sia
avanzata, ma perché Hezbollah ci ha fatto vedere che cosa è capace di fare.
E' capace di fare una guerra che per Israele è insostenibile agli occhi del
mondo, nel senso che Israele da sola sembra un assassino mentre i soldati di
Hezbollah non si vedono, sono un potentissimo esercito con una raffinatezza
tecnologica notevole ma appaiono tutti come fossero popolazione civile. Noi
occidentali conosciamo il mondo attraverso la televisione, attraverso la
televisione sappiamo quello che accade e la guerra del luglio del 2006 si è
vista in televisione come rappresentazione di violente azioni
israeliane mandate nel vuoto addosso alla popolazione civile libanese.
Il contrario della verità. Israele era stata attaccata da un nemico molto più
insidioso, molto più organizzato, molto più tecnologicamente e finanziariamente
supportato di quanto fosse mai accaduto prima di allora.

L'opinione pubblica del mondo occidentale, a cominciare dal nostro paese, ha
condannato Israele, ha ritenuto che la sua reazione fosse fuori proporzione.

Ma la parola proporzione si riferiva a quanto raccontato dalla televisione,
non si riferiva affatto ai mille missili caduti nel frattempo su Haifa o ai
morti israeliani.
Da parte araba abbiamo avuto non solo una guerra bene organizzata, ma anche
una televisione bene organizzata nella quale si vedevano soltanto il carro armato
israeliano e la stella di Davide.
Uomini identificati in seguito, in un altro contesto, che però non ha mai raggiunto
gli spettatori, si fingevano genitori di bambini uccisi per mostrare i
cadaverini di Cana uno per uno, e facendo il giro delle televisioni di tutto
il mondo.
Un fenomeno che non era mai accaduta prima.
Mai nessuno ci aveva esposto, per esempio, a decine di cadaveri di piccoli vietnamiti.
Pensiamo alla tragedia di Beslam in cui centinaia di bambini sono stati trucidati dai
terroristi musulmani e noi abbiamo visto alla televisione e nel mondo
soltanto i bambini salvati e lontano, fuori inquadratura principale, nello
sfondo, i cadaverini coperti che nessuno ci ha mostrato.

Gli Hezbollah sono stati in grado di attaccare Israele e di creare una
estrema minaccia, poi di nascondersi tra la popolazione civile, in modo che
non si vedessero soldati di nessun tipo mentre su Israele piovevano missili
manovrati da computer e attraverso sofisticati strumenti elettronici. Gli
Hezbollah sono stati in grado di ricevere rifornimenti senza interruzione,
grazie al sostegno siriano e iraniano, e di far apparire ogni tentativo di
colpire quella armata invisibile come un massacro di popolazione civile,
compresa la distruzione dei ponti e dei passaggi, attraverso cui le armi
continuavano ad arrivare.

Abbiamo assistito per la prima volta allo spettacolo di un paese
militarmente potente, efficiente, e solido che non poteva difendersi perché
nel mondo appariva come un assassino, perché tutta l'Europa stava dicendo che
si trattava di una reazione esagerata. In altre parole Israele non avrebbe
dovuto combattere agli occhi di tutti coloro che, al contrario, avrebbero
dovuto sostenerla, difenderla e garantirla.

Gli attaccanti nel frattempo hanno sacrificato senza scrupoli la propria
popolazione civile, dopo di che hanno celebrato con un milione di persone la
vittoria a Beirut, e infine hanno offerto risarcimenti, in contanti, con
decine di migliaia di dollari, per persona, a tutti coloro che erano stati
colpiti in un modo o nell'altro dal tentativo di difesa di Israele. Anche
questo non era mai accaduto prima.

*Lei pone in primo piano il problema dell'informazione. Per quando riguarda
il Medio Oriente che è il settore del quale principalmente mi occupo, spesso
ho pensato che in Italia non esistesse alcuna informazione ma soltanto
propaganda. *

Non solo in Italia, si tratta del livello dell'informazione in Europa e
anche negli S.U. La percezione della guerra del Libano come di una follia
israeliana, è diffusissima ed è rimasta incastrata nella testa della gente.
Un anno dopo l'esercito regolare libanese ha distrutto completamente un
campo profughi palestinese. E' avvenuto nel luglio 2007. Come sempre accade,
tutti i civili che non sono riusciti a fuggire sono stati tra le vittime. Ma
noi non abbiamo mai saputo quante donne e quanti bambini siano stati uccisi,
ci hanno detto soltanto che l'intero nucleo era stato eliminato. Quando si
dice "campo profughi" si intende un qualcosa come una immensa periferia di
Roma. Per avere una idea di cosa sia un campo profughi in Libano si deve
pensare a palazzoni, scuole, ospedali, a tutta una enorme struttura civica e
urbana. Tutto questo è stato distrutto dal governo libanese che non voleva
più avere quella spina nel fianco e noi non abbiamo mai saputo quanti
bambini e quante donne e quante vittime civili ci siano state perché non
erano stati gli israeliani a bombardare, abbiamo visto soltanto le macerie,
identiche a quelle dell'anno prima, una o due volte in televisione.

Le guerre sono sempre tremende ma il riflesso sull'opinione pubblica non è
lo stesso. Un anno prima si trattava di un delitto insopportabile tanto è
vero che gli accademici inglesi hanno votato l'interruzione di ogni rapporto
culturale con Israele mentre l'associazione dei giornalisti inglesi ha
votato in congresso l'auspicio del boicottaggio di Israele, e stiamo
parlando di un paese che non è sospetto né di sinistrismo né di essere
particolarmente antisraeliano. L'anno dopo neppure se ne parla.

Meno male che nelle conversazioni con lei gli israeliani si sono dimostrati
sicuri di sè, fiduciosi, e ancora capaci di pensare che sono in condizione
di difendersi. Debbono farlo, ovviamente, ma la situazione è imparagonabile
con il passato. Basta pensare al 1967 e all'ammirazione del mondo per la
forza, la buona organizzazione, la strategia, la vitalità che Israele allora
aveva dimostrato nel difendersi.

*Ho usato l'aggettivo "angosciante" nella prima domanda. Tornerei a usarlo
di nuovo a proposito della falsificazione dell'informazione e della
manipolazione delle menti alla quale quotidianamente assistiamo da parte sia
della destra che della sinistra. Indistintamente. *

Tornerei a ripetere che non si tratta dell'informazione italiana, si tratta
dell'informazione nel mondo, si tratta di come la realtà sia stata
rovesciata. Ho parlato dell'associazione dei professori universitari e
dell'ordine dei giornalisti inglesi, ho indicato cioè un paese che noi di
solito invidiamo per la buona televisione e per il buon livello
giornalistico. Questo ci fa capire a quale punto di difficoltà nei rapporti
internazionali sia stato ridotto Israele. Non dimentichiamo che, nel
frattempo, il capo di uno Stato, Almadinejad, ha potuto invocarne la
distruzione restando tranquillamente alle Nazioni Unite, senza il minimo
problema riguardo alla sua appartenenza ad un organismo che di per se è un
organismo internazionale di pace.

*In queste settimane si è tornato a parlare di Mohammed al Dura, il bambino
palestinese che tutti ricordano, abbracciato al padre contro un muretto,
nella striscia di Gaza il giorno 30 settembre 2000, mentre intorno piovono i
proiettili.*

La magistratura francese ha imposto al canale televisivo
France 2, di proprietà statale, e al corrispondente dal Medio oriente, il
giornalista Charles Enderlin, di consegnare il filmato integrale agli
inquirenti, perché, non soltanto è risultato impossibile che il bambino sia
stato colpito dal fuoco israeliano ma l'intero filmato sembra non essere
autentico.

Si tratta di un'altra di quelle percezioni sulla quale si è basata
l'emozione del mondo e che invece era alimentata da un'informazione
distorta. E' quello che ho detto quando parlavamo dei bambini di Cana . Io,
allora, parlai sulla prima pagina dell'Unità di una trasmissione piena di
emozione condotta da Anna Botteri che è una brava giornalista. Tutto il
mondo li ha presi come l'orrore dei bambini uccisi dalla guerra e soltanto
molto dopo si è saputo tutto quello che oggi stiamo scoprendo anche a
proposito del bambino al Dura. Ma lo si è saputo in un altro momento, in
un'altra sequenza di informazioni, è stato mostrato ad un pubblico diverso e
quindi non ha potuto alterare la prima sequenza di informazioni e la prima
impressione: che gli israeliani abbiano ucciso a uno a uno i bambini di
Cana.

Per questo parlo della fine di Israele perché quanto accaduto, fino a pochi
anni fa, non sarebbe stato possibile, non sarebbe stato possibile riuscire
ad ingannare il mondo, non sarebbe stato possibile isolare nell'immagine
tenebrosa dell'assassino un paese che stava difendendo la propria
sopravvivenza. E tutto questo è stato accettato anche dai migliori ministri
degli esteri europei. Fanno eccezione gli americani soltanto perché,
impegnati come sono in Iraq, debbono tenere durissima la loro posizione,
nello stesso tempo però, proprio a causa della guerra in Iraq, gli americani
non sono in grado di fornire aiuto a nessuno, non hanno le mani libere, non
hanno soldati e non hanno credibilità. Hanno creato un tale problema di
disordine mondiale che è impossibile puntare su di loro come i
professionisti di una estrema garanzia sia di potenza sia di pace che
dovrebbero invece riuscire ad essere.

Ci confrontiamo con due fenomeni, il primo è quello della grande abilità
del mondo arabo che profitta anche di eccellenti relazioni commerciali
petrolifere per accreditare le proprie fonti d'informazione ovunque nel
mondo. Il secondo, c'è poco da fare, è il fenomeno dell'antisemitismo.
Curiosamente il mondo non alza la testa quando riceve notizie atroci su
fatti terribili come per esempio quelli riguardanti tutte le etnie minori
in Birmania, subiti da parte di generali sfidati in solitudine dai monaci.
Il mondo presta attenzione quanto basta per la durata della notizia e poi se
ne disinteressa completamente. Non c'è nessuno che vada in giro a dirci "
Birmani assassini". Al contrario "Israeliani assassini" te lo dice
qualsiasi ragazzo in qualunque università, un po' a destra e un po' a
sinistra. C'è poco da fare, accade perché riguarda gli ebrei.

*L'antisemitismo di sempre che torna fuori.*

L'elemento dell'antisemitismo certamente. Il mondo è terribile, è pieno di
guerre e di carneficine. Quando si fa la guerra anche con le migliori, con
le più nobili ragioni come quelle di Israele di difendere il proprio paese,
si finisce per uccidere innocenti. La tecnologia disponibile ai giorni
nostri tragicamente, inevitabilmente, coinvolge i civili in numero
sproporzionato. E' questo è un argomento che, tra l'altro, chiunque dovrebbe
portare avanti per tentare di battersi per la pace e per ripetere ancora e
ancora l'esperimento, non riuscito ma quasi riuscito, di Marco Pannella
quando voleva evitare la guerra in Iraq attraverso la rimozione di Saddam
Hussein.

Mille cose accadono nel mondo, quotidianamente, che dovrebbero far rizzare i
capelli ma soltanto quelle fatte dagli israeliani fanno rizzare i capelli.
Perché gli israeliani sono ebrei? Bisogna domandarselo, una ragione ci sarà.

Pensiamo ad esempio al Darfur dove i morti sono già 850.000 e dove è in
atto un immenso genocidio che non si è ancora interrotto e che continua
mentre noi siamo qui a parlare. Non risulta che qualcuno se ne stia
occupando o che ci sia anche un solo evento per ricordare quell'orrore, quei
morti e quelle tremende ingiustizie che il regime del Sudan del Nord sta
perpetrando ai danni del Sudan del Sud, cioè di una etnia contro un'altra e
di una religione contro un'altra. Tutti gli elementi per far scattare le
censure e le rampogne del mondo ci sarebbero ma non funzionano e non scatta
proprio niente.

*Giungono notizie di profughi in fuga dal Darfur immediatamente fucilati dai
militari egiziani appena avvistati in territorio egiziano. In Israele ne
sono arrivati centinaia, nessuno di loro è ebreo ma identificati alla
frontiera sono stati poi distribuiti nei kibbutz disposti ad accoglierli. *

E una cosa buona di per se ma non c'entra in nessun modo con il discorso che
stiamo facendo perché nel mondo della sinistra sono scomparsi i kibbutz e
sono scomparsi gli empiti e gli ideali di socialismo che hanno nutrito il
sionismo nel suo sorgere e sono scomparse le impronte risorgimentali e
libertarie che ha avuto il sionismo nel momento in cui gli ebrei in Europa
si sono posti il problema di trovare una patria.

Tutte le tracce del percorso della grande e comune cultura europea
liberazionista e risorgimentale dell'800 e della prima parte del 900 sono
scomparse per dare luogo ad una accusa di hapartheid, di colonialismo e di
oppressione. Se lei leggesse le e-mail che io ricevo ogni giorno, ogni volta
che scrivo su questo argomento nei termini in cui ne sto parlando adesso, si
renderebbe conto che la situazione è quella che sto descrivendo. Sono e-mail
di odio contro Israele che non ho mai visto e continuo a non vedere nei
confronti di alcun altro paese, eppure ogni gruppo ha i suoi prediletti e i
suoi nemici, i suoi avversari e i suoi alleati, coloro che per natura
ritiene più vicini e coloro che per storia e cultura ritiene più lontani.
Non ha importanza, i più lontani da tutti restano comunque gli israeliani.

*Tornando al suo libro e alla seconda guerra del Libano mi saprebbe indicare
le argomentazioni, secondo lei, più criticabili diffuse nell'opinione
pubblica e con le quali confrontarsi? *

Due sono le argomentazioni maggiormente criticabili e che io ho criticato
pubblicamente ed in Senato. La prima è l'affermazione che la reazione di
Israele sia stata sproporzionata. Per un'affermazione del genere bisognerebbe
specificare rispetto a che cosa la si ritiene sproporzionata ed essere in
grado di definire una reazione proporzionata e il tipo di guerra che si sta
combattendo e purtroppo questo insieme sfuggiva a tutti, compreso al
ministro degli esteri italiano. La seconda argomentazione criticabilissima è
di quest'ultimo e riguarda la disponibilità a parlare con Hamas. La mia
posizione è che si debba parlare con Hamas se Hamas si fa avanti e lo
richiede, perché un paese di pace vorrà sentire che cosa ha da dire un paese
di guerra non potendo mai escludere che venga con proposte di pace delle
quali farsi immediatamente mediatore. Me se il paese di pace si fa avanti
per primo, il paese di guerra alzerà il prezzo.

Che un paese importante dell'area del Mediterraneo offra un colloquio è un
errore gravissimo. Bisogna al contrario creare le condizioni per cui sia
Hamas a chiedere di essere ascoltata, perché il chiederlo, invece di
limitarsi esclusivamente alle promesse di distruzione, segnalerebbe già di
per se una disponibilità ad entrare in un'epoca diversa. In quest'ultimo
caso, ascoltarli sarebbe una questione di civiltà e potrebbe anche preludere
ad una possibilità di facilitare un processo di pace. Nel primo caso, quando
ti offri di parlare per primo, è chiaro che l'interlocutore alzerà il
prezzo, è umano ed è tipico dei terroristi, ed è ovvio ed evidente l'errore
logico di offrire colloquio a chi promette soltanto distruzioni. .. Il
colloquio se richiesto non si nega a nessuno però non si offre ai
terroristi.

*Con "Agenzia Radicale" stiamo organizzando una conferenza stampa allo scopo
di richiedere ufficialmente, al governo italiano, un impegno umanitario a
favore dei tre soldati rapiti in territorio israeliano da Hamas e da
Hezbollah, nel giugno e nel luglio del 2006, e dei quali non si è avuta più
alcuna notizia. Senza dimenticare il pilota israeliano Ron Arad* *catturato
dagli Hezbollah più di venti anni fa, venduto all'Iran e sparito nel nulla e
diventato il simbolo di quei prigionieri di guerra ai quali vengono negati
i più elementari diritti umani da parte di paesi che non aderiscono alla
Convenzione di Ginevra.*

**
Io da quando i tre soldati sono in ostaggio sto tentando di fare del mio
meglio. Ho organizzato l'incontro delle famiglie con la Commissione affari
esteri del Senato, abbiamo ricevuto le madri, i padri, i fratelli, le
sorelle, le mogli e abbiamo cercato di dar loro la maggiore visibilità
possibile. Abbiamo spinto perché il governo ne faccia una priorità assoluta
e se i radicali faranno una conferenza stampa sarà certamente un aiuto
immenso a questo impegno. E' tipico delle iniziative umanitarie radicali e
avrà prontamente il sostegno che merita.

**
La fine d'Israele.* Furio Colombo. Il Saggiatore,Milano 2007

Interviste
http://www.agenziaradicale.com/index.php?option=com_ content&task= blogcategory&id=30&Itemid= 55

"La fine d'Israele", intervista a Furio Colombo
http://www.agenziaradicale.com/index2.php?option=com_ content&do_ pdf=1&id= 1524

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