venerdì, luglio 26, 2013

LUCA RICOLFI “LA SFIDA”





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Subject: [PerNonMollare] LUCA RICOLFI "LA SFIDA"
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LUCA RICOLFI "LA SFIDA" 

Feltrinelli Milano 2013

L'UTOPIA DI UNO SCETTICO NON RASSEGNATO

"Come destra e sinistra possono governare l'Italia" è il sottotitolo di questo agile volumetto. Il governo di larghe intese diretto da Enrico Letta sembra sempre più il governo dell'immobilismo per cui diventa necessario immaginare e, al più presto, realizzare un'alternativa se non ci si vuole condannare ad un tracollo pieno di conseguenze drammatiche.

Luca Ricolfi qui immagina l'alternativa: si tratta appunto di una probabile utopia, alla quale dobbiamo affidare le nostre speranze se non vogliamo cadere nella depressione più nera.

Scrive Ricolfi: "Dice un antico proverbio cinese: se vuoi entrare in un pentagono, e non ci riesci da nessuno dei cinque lati, cerca il sesto. Ecco, noi dobbiamo trovare il sesto lato del rebus italiano…Esiste una politica in grado di migliorare le cose senza ricorrere alla sopraffazione? Esiste, in breve, una politica costruttiva?"

A questa domanda Ricolfi propone una soluzione al rebus: l'inversione delle parti.

Vediamo se riesco a spiegarla con le parole dell'autore.

Ricolfi fa riferimento al concetto di giustizia come emerge dall'opera di Amartya Sen: "non chiediamoci come sarebbe l'assetto di una società giusta (non ne verremmo mai a capo) ma poniamoci un'altra domanda: stante che viviamo in una società ingiusta, ci sono dei cambiamenti che possono effettivamente essere realizzati e di cui sarebbe difficile negare che migliorerebbero la situazione?" Pertanto "La mossa decisiva è rinunciare a ogni scambio fra beni ultimi: da una parte la libertà dei contribuenti (meno tasse) dall'altra i diritti dei cittadini (più Stato sociale). La destra dovrebbe rinunciare a finanziare la riduzione delle tasse con i tagli alla spesa pubblica. La sinistra, da parte sua, dovrebbe rinunciare a rafforzare lo Stato sociale con inasprimenti della pressione fiscale…Quello che dovrebbe …cambiare drasticamente è la loro (i livelli delle entrate e delle uscite ndr) composizione interna. Sul versante delle entrate, ogni euro di evasione recuperato dovrebbe essere usato interamente per abbattere le aliquote, innanzi tutto a partire da quelle che gravano sui produttori. Sul versante delle uscite, ogni euro risparmiato eliminando inefficienze e sprechi dovrebbe essere usato per irrobustire lo Stato sociale, innanzi tutto a partire dai suoi tasselli mancanti."

Ricolfi sostiene che è necessario piuttosto che di un governo di compromesso tra destra e sinistra un governo che sfidi entrambi. "Un governo che accettasse come legittimi gli obiettivi ultimi della destra e della sinistra – più libertà per i produttori, più welfare per i ceti deboli – ma che le mettesse alla prova entrambe…un governo che dicesse: cara destra…volete meno Irap? Ok, ma allora mi aiutate a scovare gli evasori…Un governo che dicesse: cara sinistra…volete più asili nido? Ok, ma allora mi aiutate a scovare falsi invalidi e nullafacenti. …Quel che occorrerebbe non è un governo di scopo, né un governo di larghe intese, né un governo tecnico, bensì un governo di sfida. Un governo che, in attesa che la competizione fra destra e sinistra possa tornare al suo antico spartito, sfidi entrambe a prendere sul serio i propri sogni, anziché pensare che, per realizzarli, l'unica via sia quella di negare i sogni altrui."

Il sociologo Ricolfi sostiene che in Italia non si affrontano una destra ed una sinistra, ma due diversi tipi di sinistra. Sembra una tesi paradossale ed invece…"La sinistra tenderebbe ad aumentare l'intervento pubblico nell'economia, la destra a ridurlo. Ma in Italia nessun governo, negli ultimi decenni, ha mai ridotto l'area dell''intermediazione pubblica. In questo senso non vi è mai stata una vera destra…ne abbiamo una ideologicamente liberista ma pragmaticamente keynesiana…ecco perché dico che, nella Seconda repubblica, abbiamo avuto sempre e solo due sinistre: la sinistra ufficiale degli eredi del PCI (propensa ad aumentare l'interposizione pubblica) e la sinistra dei 'keynesiani di fatto' o, se preferite, dei 'keynesiani per necessità (propensi ad aumentare il deficit), per vent'anni guidati da Berlusconi…Basti dire che, dal 1995 a oggi, il peso dell'interposizione pubblica è sempre aumentato, chiunque fosse al governo."

Ancora più crudele è la diagnosi sui mali che ci affligono."Tra i trentaquattro paesi appartenenti …[a] economie avanzate l'Italia è l'unico in cui coesistono sia uno Stato sociale debole, sia un'economia soffocata dalle tasse…In Germania e nel Regno Unito la spesa per il welfare è alta, e ciò nondimeno le tasse sulle imprese sono basse. In Francia le tasse sono alte, ma in compenso il welfare è generoso. In Spagna succede esattamente il contrario: il welfare è debole, ma almeno le tasse sono basse. L'Italia, invece, riesce nel miracolo del combinare i difetti della Francia (alte tasse) e quelli della Spagna (welfare debole). In Italia è massima l'oppressione dello Stato sui produttori di ricchezza…e al tempo stesso è minima la capacità del medesimo Stato di trasformare le tasse in benessere dei cittadini. Viste da questa prospettiva, destra e sinistra hanno ragione entrambe, perché i loro due grandi sogni sono entrambi terribilmente incompiuti."

Il compito che si è assunto Ricolfi è stato quello di "dire in modo esplicito che cosa bisognerebbe fare per raddrizzare la barca, e perché si potrebbe farlo davvero, senza passare attraverso la sopraffazione di una parte politica sulla parte avversaria. Insomma ho provato a esporre una piccola utopia." Appunto "L'utopia di uno scettico non rassegnato".

Ricolfi confessa che la ragione vera che è a monte di questa sua proposta è il famoso aforisma di La Rochefoucauld secondo cui "L'ipocrisia è l'omaggio che il vizio tributa alla virtù"

L'ipocrisia nella vita privata è un difetto però nella vita pubblica è una risorsa. "L'ipocrisia è quel grande meccanismo simbolico che fa sì che chi professa degli ideali non possa sbarazzarsene troppo facilmente…[perciò] è proprio l'ipocrisia, il fatto di proclamare ideali che non si è in grado di rispettare, che rende possibile ribellarsi in nome degli stessi ideali di coloro contro cui ci si ribella…La destra non ha mai neppure iniziato la 'rivoluzione liberale' di cui ci parla dal 1994. La sinistra, che un tempo difendeva i deboli, si è trasformata sempre più in un sindacato dei già garantiti. Insomma sia la destra sia la sinistra hanno tradito i loro ideali. "

Così il sociologo conclude: "Ma proprio perché quegli ideali li hanno traditi ma non abbandonati oggi noi cittadini abbiamo una grande opportunità. Anziché sbranarci fra amici e nemici di Berlusconi, anziché dividerci fra anticomunisti e nostalgici del grande Pci, potremmo cominciare a chiedere alla destra e alla sinistra di essere all'altezza dei loro ideali. E, almeno per questo primo tratto di strada, di provare a farlo senza disprezzarsi reciprocamente , ma ricordando sempre quel che i grandi studiosi del passato ci hanno insegnato: i beni ultimi sono incommensurabili e non c'è modo razionale per scegliere fra due ideali."

Non posso non accarezzare questa utopia visto che da anni sostengo che la contrapposizione tra antiberlusconiani e anticomunisti sia deleteria per il nostro paese. Si tratta della contrapposizione conseguente ad un regime che è la negazione di una democrazia liberale. (bl)

Indice: Premessa – I. Il rebus italiano – II. Soluzione del rebus: l'inversione delle parti – III. Un esercizio e un sogno – Postscriptum: destra e sinistra, due ideali traditi - bibliografia


 
  

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