giovedì, febbraio 11, 2016

Conoscere per non dimenticare: MEJA - guerre di confine - La dolorosa storia del confine orientale d’Italia.

Quando la RAI fa il suo lavoro di informare e far conoscere la nostra storia.
In quattro puntate la questione dei confini orientali.


R.A.M. - MEJA guerre di confine

4 episodi per comprendere la storia del confine orientale d’Italia e sfatare il mito dello “italiano brava gente!”, 4 episodi tratti da un documentario presentato ai festival di Pessac e Biarritz in Francia e Bra nel Montenegro, ma ancora inedito in Italia.

 Una storia che inizia il 4 novembre del 1918, con l’annessione all’Italia del Friuli e di Trieste, poi la II guerra mondiale e l’occupazione della Slovenia, le foibe, gli esuli sino alla scomparsa del confine secondo il trattato di Maastricht.

1  -  Nella prima puntata:
 la reggenza di Fiume, con immagini tratte dal mediometraggio “Il paradiso all’ombra delle sciabole” con le didascalie vergate da Gabriele D’annunzio, poi la fascistizzazione di Trieste e l’incendio del Narodni Dom, la casa della cultura slovena, nei ricordi di Boris Pahor “e mentre bruciava, i fascisti ridevano e questa, per un bambino di sette anni, era una cosa incomprensibile!”, repertorio fotografico di archivi e fondi locali e le puntualizzazioni degli storici Marta Verginella e Dario Matiussi “questa terra ha prodotto molta più storia di quanta ne potesse consumare!”.

http://www.raistoria.rai.it/articoli/r-a-m-meja-guerre-di-confine-1/22360/default.aspx

2  -  Nella seconda puntata:
l'invasione nazifascista dei Balcani e l'Operazione Castigo. Gli italiani cercano di annientare la resistenza slovena, facendo di Lubiana un campo di prigionia a cielo aperto. L'ex primo ministro Sloveno Anton Vratusa racconta della sua esperienza nella resistenza anti-italiana. Lo storico sloveno Boris Gombac ricostruisce il crescendo di crimini che accompagna l'operato dell'esercito italiano di occupazione, l'agghiacciante Circolare 3 C, e le inequivocabili note del comandante in capo, il Generale Mario Roatta: “Qui si ammazza troppo poco!”

http://www.raistoria.rai.it/articoli/r-a-m-meja-guerre-di-confine-2/22452/default.aspx

3 episodio
 Il campo di concentramento di Rab - La poco conosciuta storia del campo di concentramento di Rab in cui persero la vita, tra l’inverno del ‘42 e il settembre del ’43, 1433 sloveni. La dolorosa storia del confine orientale d’Italia. La resistenza all'occupazione nazifascista dei Balcani. Dalle fucilazioni, alla distruzione di villaggi, alla deportazione nei campi di concentramento.
La storia del Rab in cui persero la vita 1433 sloveni. “… è comprensibile e giusto che il campo di concentramento non sia un campo di ingrassamento. Una persona ammalata è una persona che ci lascia in pace.” (Generale Gastone Gambara) “Se noi dobbiamo trovare una differenza tra il campo di concentralento italiano ed il campo di concentramento nazista, questa va ricercata nel fatto che il campo di concentramento italiano non è una macchina di morte e di sfruttamento del lavoro fino allo sfinimento, il risultato però non si modifica: Rab ha per sei mesi una mortalità più alta di tutti i campi di concentramento nazisti – esclusi chiaramente quelli di sterminio.” (Storico Davide Mattiussi)
Eravamo deboli fisicamente. Tanto da non poter neanche camminare: stavamo tutti pigiati, c'erano dei vecchi, delle donne incinta, delle partorienti, i malati. Tutti buttati per terra come fossimo delle bestie. Come fossimo tutti delle bestie.” (Storico Marja Poje).
http://www.raistoria.rai.it/articoli/r-a-m-meja-guerre-di-confine-3/22506/default.aspx

4  - Ultima puntata:
Il racconto della dolorosa guerra tra due popoli. Dal dramma dei deportati nei campi di concentramento, all’orrore delle foibe, all’esodo di decine di migliaia di profughi.
Io credo che non si possa parlare di foibe senza parlare anche di cosa è accaduto prima, ma non si può neanche parlare di ciò che è accaduto prima come giustificazione delle foibe.” (OLIVA)

http://www.raistoria.rai.it/articoli-programma/r-a-m-meja-guerre-di-confine-4/22586/default.aspx

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