giovedì, settembre 03, 2015

DIVAGAZIONI DI UNA ESTATE TORRIDA - 1

"Divagazioni di un'estate torrida", scritti "vacanzieri" di Mauro Mellini
1. TRANSATLANTICO

Sono in vacanza. Quale giornalista “abusivo” tale, oltre che per una sorta di grafomania senile, per la non accettazione di una legge balorda che impone un “permesso” (iscrizione in un albo) per l’esercizio di un diritto costituzionalmente garantito a tutti i cittadini.

Ne profitterò (della vacanza) per che cosa? Per scrivere. Le manie non vanno in vacanza.

Ieri, martedì 11 agosto sono andato alla Camera dei Deputati, per la necessità di passare al Banco di Roma per una operazione e, poi, in Transatlantico per dare un’”occhiata”.

Oramai “quelli” dei miei tempi sono rarissimi, più giornalisti che parlamentari. Vedo Cicchitto. Come tutti quelli che conosco è cordialissimo. Mi fanno tutti grande festa: è evidente che li sorprendo con il fatto di essere ancora vivo. Cosa che può giovare all’ottimismo degli altri “spostando” in avanti la media del tempo che resta secondo le probabilità.

L’atmosfera del “Transatlantico” non è mutata granché; almeno a prima vista.

Perché, poi guardando un po’ meglio quelli che passano, che passeggiano, si stiracchiano nelle poltrone, la differenza rispetto ad allora c’è e come.

Giovani con barbe orrende, ragazze che sembrano dirette al supermercato. E, poi un certo numero di ragazzette con magliette bianche con un cuore rosso che fa da sfondo ad un pugno chiuso. E giovani uomini con identiche magliette sotto le giacche aperte.

Una mia vecchia conoscenza mi conferma (l’avevo capito dalle facce) che sono quelli “delle Cinque Stelle”. Non sapevo che andassero in divisa.

Un giornalista, di cui assolutamente non mi ricordavo, mi saluta cordialmente. Mi accenna alla storia dello scontro di Marco Pannella con Emma Bonino. Gli rispondo che non credo alle sedute spiritiche per evocare uomini o partiti dall’aldilà.

“Li discorzi so’ come le cerase” diceva G.G. Belli. L’uno tira l’altro, così il gentile giornalista dice che sta scrivendo un libro su Prodi e la seduta spiritica nella quale venne fuori il nome di Gradoli. Ho ritenuto opportuno riferirgli quanto mi pare di aver scritto più di una volta. Che un certo “mago”, fratello di un giornalista di mia conoscenza probabilmente con qualche aggancio con i Servizi, mi “rivelò” in una certa occasione di avere, all’epoca del sequestro Moro, compiuto un’operazione del suo antico mestiere non so se con la palla di vetro o con i fondi di caffè o altro, della quale era venuto fuori quello strano nome “Gradoli”. Ne avrebbe subito riferito, attraverso il fratello giornalista, al Capitano dei C.C. La Bruna, notorio agente segreto sempre in mezzo a pasticci varii. E ne avrebbe riferito (cosa assai più credibile) ad un P.M. inquirente. La cosa mi sembrò, e ciò ho fatto presente ieri al giornalista che questa fosse la prova che “Gradoli” fosse venuto fuori dai Servizi e che le sedute spiritiche (tutte e due) fossero non la fonte, ma la copertura di una conoscenza acquisita in modi e da fonti che non si intendevano rivelare. E che gli “spiritisti” o “maghi” si fossero gentilmente prestati a coprire con le loro scempiaggini il “segreto” di quella fonte.

Il mio gentile interlocutore è parso interessantissimo a questa mia informazione ed alla conseguente, pressoché obbligatorie deduzioni riguardo a Prodi. Ma poi è sembrato ripensarci. “Io non posso riferire illazioni”. “A scanso di querele” (da parte di chi? di Prodi?). “Sa, io sto facendo un lavoro tutto su fonti ineccepibili: i verbali dei processi”.

La paura delle querele c’è. Ma, come per il nostro amico, è relativa alla provenienza da altro che dai “verbali”, compresi, ed, anzi, soprattutto, quelli delle deposizioni dei pentiti. E, poi dalle intercettazioni. Le deduzioni, no, non sono “serie”.

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