domenica, ottobre 13, 2013

PIERO CALAMANDREI “Chiarezza nella Costituzione�� Storia e Letteratura, 2012

 

PRELUDIO DI UNA RIVOLUZIONE DA FARE

In un libretto recentemente pubblicato vi è il discorso di Piero Calamandrei tenuto all'Assemblea costituente il 4 marzo del 1947.

In una nota ad una raccolta di scritti di Piero Calamandrei, "Costituzione e leggi di Antigone" edito da Sansoni nel 2004, si legge: "Il progetto della Costituzione, elaborato dalla Commissione dei Settantacinque, era stato presentato all'Assemblea Costituente con una relazione del Presidente della Commissione, on. Meuccio Ruini, il 31 gennaio 1947; ma solo il 4 marzo, trascorso il mese di febbraio in discussioni politiche provocate dalla crisi di governo del gennaio, ebbe inizio la discussione con un dibattito introduttivo e programmatico." Il discorso di Calamandrei fu pronunciato proprio in quella giornata, durante la seduta pomeridiana.

E' meritoria la pubblicazione di quel discorso perché uno dei padri della nostra Repubblica sin da allora aveva visto i vizi contenuti nella nostra carta fondamentale e aveva suggerito dei rimedi. Con buona pace del comico Benigni e dei suoi seguaci (ormai i comici sono diventati leader politici: mala tempora currunt!) la Costituzione non può considerarsi un totem intoccabile ed irriformabile.

Diceva Calamandrei: " Il governo parlamentare, come è stato accolto nel progetto, è un vecchio sistema che ha avuto sempre come presupposto l'esistenza di una maggioranza omogenea o la possibilità di formarla, la quale possa costituire il fondamento di un gabinetto, che possa governare stabilmente. Ma se invece si suppone che, per molti anni, forse per decenni…si dovrà andare avanti con governi di coalizione, allora bisognerà cercare strumenti costituzionali i quali corrispondano a questo diverso presupposto che è, in luogo della maggioranza, la coalizione. Per questo noi avevamo sostenuto…qualche cosa che somigliasse ad una repubblica presidenziale o per lo meno a un governo presidenziale, in cui si riuscisse…a rendere più stabili e più durature le coalizioni".Ricordiamolo ancora una volta: era il 4 marzo 1947.

Sembrano chiare le cause della crisi di questa repubblica postfascista. Calamandrei le aveva individuate ed aveva anche indicato il percorso che bisognava intraprendere. Era il percorso che poteva e doveva essere intrapreso nel 1993 e che, invece, l'establishment – Berlusconi e D'Alema, innanzi tutto -  con pervicacia conservatrice, ha ostacolato. Di qui la crisi e la vacuità di un governo di coalizione di grandi intese (con o senza Berlusconi).I conservatori al potere attendono la sentenza della Corte Costituzionale sulla legge elettorale detta "porcellum" affinché il regime possa trovare una legge elettorale proporzionale. Non è il rimedio, perché la legge elettorale proporzionale impone governi di coalizione, ove le maggioranze sono delle somme algebriche con conseguente instabilità o immobilismo. Come accade ora con il governo Letta.

Calamandrei concluse così il suo discorso: "Io mi domando, onorevoli colleghi, come i nostri posteri tra cento anni giudicheranno questa nostra Assemblea costituente: se la sentiranno alta e solenne…Io credo di sì: credo che i nostri posteri sentiranno più di noi, tra un secolo, che da questa Costituente è nata veramente una nuova storia: e si immagineranno, come sempre avviene, che con l'andar dei secoli la storia si trasfiguri nella leggenda, che in questa assemblea …seduti su questi scranni non siamo stati noi, uomini effimeri…ma sia stato tutto un popolo di morti, di quei morti che noi conosciamo ad uno ad uno..da Matteotti a Rosselli, da Amendola a Gramsci…"

Infine aggiunse: "Essi sono morti senza retorica, senza grandi frasi,con semplicità, come se si trattasse di un lavoro quotidiano da compiere: il grande lavoro che occorreva per restituire all'Italia libertà e dignità…A noi è rimasto un compito cento volte più agevole; quello di tradurre in leggi chiare, stabili e oneste il loro sogno: di una società più giusta e più umana, di una solidarietà di tutti gli uomini, alleati a debellare il dolore. Assai poco chiedono a noi i nostri morti. Non dobbiamo tradirli."

Noi posteri abbiamo il dovere di seguire questo insegnamento sostenendo la necessità di riforme istituzionali. Diceva Calamandrei quel 4 marzo: "È un po' successo, agli articoli di questa Costituzione, quello che si dice avvenisse a quel libertino di mezza età, che aveva i capelli grigi ed aveva due amanti, una giovane e una vecchia: la giovane gli strappava i capelli bianchi e la vecchia gli strappava i capelli neri; e lui rimase calvo. Nella Costituzione ci sono purtroppo alcuni articoli che sono rimasti calvi. Ora vedete, colleghi, io credo che in questo nostro lavoro soprattutto ad una meta dobbiamo …cercare di ispirarci e di avvicinarci…Il nostro motto dovrebbe essere questo 'Chiarezza nella Costituzione'"

E si, la nostra Costituzione è stata il preludio di una rivoluzione che è ancora da fare. "Questo progetto di Costituzione – diceva Calamandrei – non è l'epilogo di una rivoluzione già fatta; ma è il preludio, l'introduzione, l'annuncio di una rivoluzione, nel senso giuridico e legalitario, ancora da fare…La nostra rivoluzione ha fatto una sola tappa, che è quella della repubblica; ma il resto è tutto da fare, è tutto nell'avvenire."Era il 4 marzo 1947. (bl)

INDICE: Postfazione di CARLO AZEGLIO CIAMPI, Un Paese diverso: qualche considerazione al margine rileggendo Calamandrei  - PIERO CALAMANDREI, Chiarezza nella Costituzione

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