martedì, ottobre 01, 2013

LETTERA AGLI AMICI E AI COMPAGNI per non mollare - da Beppi Lamedica


 

 

  Lettera sul monologo su Enzo Tortora

Chi cerca nella libertà altra cosa che la libertà stessa è fatto per servire
(Alexis de Tocqueville)
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29/09/2013

Cari amici e cari compagni,
ieri sera sono stato ad assistere ad un monologo su Enzo Tortora. Il luogo era la sede del locale Pd che aveva ospitato l'associazione de "La tana del lupo". Il protagonista un giornalista, Massimo Del Papa

Una prima domanda retorica l'ha posta il giornalista all'inzio della performance. Enzo Tortora moriva il 18 maggio 1988, moriva per un cancro esploso per l'ingiustizia subita. Perché nel venticinquennale della morte i media non l'hanno ricordato?
La domanda posta dal giornalista era retorica perché non ha avuto alcuna risposta.

Ero in sala ed ho avuto un riflesso automatico. E' naturale che non si sono ricordati di Enzo Tortora perché questa persona, suo malgrado, è diventato l'emblema di almeno tre disgrazie piovute addosso a noi cittadini.
La disgrazia che il cosiddetto "regime berlusconiano" - la presunta "seconda Repubblica" - in realtà è una bufala in quanto il regime è sempre lo stesso "postfascista" o "partitocratico", erede diretto del regime fascista. La seconda disgrazia è che in Italia non esiste una stampa libera che dia informazione alla pubblica opinione: i giornalisti sono semplici cinghie di trasmissione dell'azione dei Pubblici Ministeri, così come al tempo di Enzo Tortora descritto come un delinquente. La terza disgrazia è che Pannella e i radicali, gli unici difensori del galantuomo Enzo Tortora, hanno irrimediabilmente perso la battaglia per la "Giustizia Giusta".

Ebbene queste disgrazie devono essere censurate: basti pensare che chi aveva venticinque anni nel 1988 oggi ne ha cinquanta, e solo loro hanno la memoria storica di quella Italia. Chi oggi ha meno di cinquant'anni non sa chi sia stato Tortora, il regime partitocratico, i giornalisti cinghia di trasmissione dei PM, Pannella e i radicali. Chi ha meno di cinquant'anni crede nella favola del "regime berlusconiano", del magistrato che "lotta" contro la delinquenza, che Pannella e i radicali sono una escrescenza folcloristica di un passato ormai superato.
Perché doverli svegliare dal sogno che tutti i guai conseguono il conflitto di interessi del "delinquente" Berlusconi, che in Italia c'è una libera stampa che informa l'opinione pubblica, che le azioni pannelliane e dei radicali sono "pannellate"?

Ecco perché i media non hanno ricordato la vicenda di Enzo Tortora. 

(bl)
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