martedì, febbraio 08, 2011

"NO, NO E POI NO " (Prologo alla mia vita- Adele Faccio)

 In omaggio ad Adele Faccio, che sarà sempre nel mio cuore, dolcissima e fiera amica e compagna di tante battaglie che ancora non abbiamo vinto.. 
La lotta non è finita, continuo a combattere.

IDENTIKIT DI UNA STREGA
  da "Una strega da bruciare"
autobiografia di Adele Faccio -1981

  Adele Faccio è nata a Pontebba (Udine) il 13 novembre 1920 da una famiglia di intellettuali ed artisti di antiche radici biellesi (Rina Faccio, famosissima con lo pseudonimo di Sibilla Aleramo, era figlia di uno dei numerosi fratelli del nonno Filippo; così come lo erano Franco Faccio, che fu un grande direttore d'orchestra della Scala, amico intimo di Boito e di Verdi di cui diresse tutte le opere e maestro di Toscanini, e Carmelo Faccio, che divenne noto come disegnatore a Parigi).
   Laureata in lettere e filosofia a Genova, assistente alla cattdra di Filologia romanza e poi insegnante di spagnolo all'istituto superiore di magistero di Genova, Adele è stata staffetta partigiana col nome di Vittoria
( "nascondevo prigionieri evasi, compagni in pericolo, trasportavo sui bricchi della Liguria mesaggi, documenti, viveri, sigarette, non ho mai portato armi" ricorda). Trasferitasi in Spagna a Barcellona nel 1848, ha partecipato alla resistenza antifranchista con riviste clandestine come "Occident" di cui era anche editrice.
   Rientrata in Italia nel '52 per una grave malattia che secondo i medici l'avrebbe spacciata in tre mesi, Adele contraddicendo tutti i pronostici più funesti, non solo sopravvive ma guarisce splendidamente e riprende a insegnare nelle scuole secondarie, però si rifiuta di prestare il richiesto giuramento di fedeltà allo Stato che considera offensivo della dignità personale e così pinata scuola e carriera.
   A Milano dal '52 per fare lavoro culturale in riviste che si chiamavano " Il discanto", "Il 3 rosso", "il canguro" traduce i suoi adorati poeti spagnoli, Salvador Espriu, José Augustin Goytisolo, Luìs Leòn Gonzales, José Garmendia.
   Il 6 agosto '59 nasce il figlio Dario, che Adele definisce teneramente "il mio capolavoro".
   Le sue scelte culturali e politiche la portano a occuparsi di uno dei più angosciosi problemi delle donne italiane, l'aborto clandestino. Il 20 settembre 1973 fonda a Milano il CISA ("Centro informazioni sterilizzazione e aborto") contro la legge che considerava reato anche la semplice informazione sui mezzi anticoncezionali.
   Donna nonviolenta, antimilitarista, in prima fila in tutte le lotte per l'autodeterminazione femminile e per l'uso di un aborto libero e consapevole, Adele si fa arrestare volontariamente il 26 gennaio '75. Nei 36 giorni di carcerazione testimonia incessantemente sui motivi della sua disobbedienza civile e sul significato socio-politico del dramma della donna sfruttata, colpevolizzata e costretta ad abortire clandestinamente nelle peggiori condizioni.
   Deputata radicale dal '76 continua in Parlamento e sulle piazze italiane la sua campagna nonviolenta per l'autodeterminazione.
   Ha pubblicato libri politici: "Lemie ragioni" ( Feltrinelli). " Il reato di massa" (Sugarco), e poesie: "L'albero della libertà"(De'Besi) e "Fuga dal tempo" (Amanda).
   Recentemente ha fondato una casa editrice: "L'Alternativa".
   "Una strega da bruciare" è il primo libro scritto da Adele Faccio sul suo "vissuto" di donna nonviolenta, in guerra contro tutte le violenze singole e collettive del potere.

[...] "Certo la libertà sessuale è la libertà autentica. quella che permette alle persone di essere se stesse nella maggiore disponibilità possibile verso l'altro, ma anche verso di sé. E' necessario fornire alla gente, e ai bambini a scuola, una corretta informazione sessuale, che permetta l'autogestione delle proprie necessità specifiche, diverse per ciscuno, ma riconoscibili; che permetta alle donne e agli uomini di vivere una esistenza in cui l'erotismo abbia il suo vero e giusto spazio. La  sessualità è una ricchezza e una base di equilibrio e di serenità per ogni essere vivente. Non ha nulla a che fare con la licenza e la pornografia che sono il risultato  della repressione, dell'ignoranza e della negazione del valore per la salute e per la pienezza dell'esistenza di una sessualità ricca, serena e preparata dalla procreazione. Liberalizzare l'aborto, in realtà, significa poi avere madri e padri molto più disponibili, molto più preparati, seri e sicuri di volere un figlio, sapendo che non basta dargli un pane, una coperta e un paio di scarpe per fare di quel figlio un essere umano capace di maturazione e di consapevolezza di sé. Ma il vero modo per raggiungere questa forza e consapevolezza è quello dell'uso generalizzato e quindi più conosciuto e meglio affrontato della contraccezione.
   Una buona contraccezione, una chiara conoscenza del proprio corpo e della propria sessualità, un buon parto ben fatto, senza massacro per la madre e per il bambino, senza tagliare al neonato il cordone ombelicale troppo presto e senza costringerlo a respirare l'aria violentemente fino a martirizzarlo come si fa negli ospedali, e alla fine una buona sterilizzazione, quando si decide che non si vogliono più figli: è questo che le donne chiedono e che avrebbero diritto ad avere. Anche le donne cattoliche, che abortiscono come tutte, perché anche loro sono povere, spesso angustiate dalla miseria psicofisica dei parti susseguentisi senza rimedio, torturate dal problema morale e dal bisogno di salvare con sé i propri figli e i propri mariti da una intera vita di sacrifici, di dolori inutili e spesso troppo pesanti da sopportare fino alla disperazione.  Io ho un infinito rispetto per le donne cattoliche, perché sono le vittime più innocenti della disumana politica di potere dell'episcopato. [...]
( da "Una strega da bruciare" di Adele Faccio:  cap. Da un carcere all'altro - pag.124 )







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