martedì, aprile 08, 2008

Quanti sono davvero i cattolici in Italia?

Una campagna di bonifica statistica, tutt'ora in corso, è stata lanciata negli anni Novanta dall’UAAR per contrastare la pretesa cattolica di rappresentare il 98% degli italiani e si concretizzò nell’invito rivolto a soci e simpatizzati a inviare alle parrocchie una richiesta di “sbattezzo”.

Infatti in assenza di un abbandono della fede cattolica in modo formale e formalizzato l’equivalenza “battezzato” = “cattolico” faceva automaticamente salire il numero dei "credenti".
Pertanto l’UAAR nell'impostare tale campagna, dava per scontato che, come qualsiasi ufficio anagrafe, il dato dei fedeli di ogni parrocchia venisse aumentato dei battesimi e diminuito dei funerali.

Ma non è esattamente così.
Una verifica puntuale sui dati pubblicati all’interno dell’Annuario Pontificio 2005
(stampato in Vaticano) ha dimostrato che le statistiche cattoliche sono assolutamente inattendibili anche sotto questo punto di vista, tanto da lasciare perplessi sull’opportunità di considerare tali dati anche solo come semplici stime.

Ciononostante, il cosiddetto “sbattezzo” ha trovato altre motivazioni, che variano da persona a persona: dall’esigenza di essere coerenti al bisogno di manifestare pubblicamente un’identità non cattolica, dalla volontà di sottrarsi alle conseguenze civili dell’appartenenza alla Chiesa al bisogno di scongiurare l’eventualità che vengano impartiti riti religiosi in momenti in cui non si è più in condizione di opporsi. Non si tratta affatto di stimoli marginali, tant’è che il numero di “sbattezzati” è considerevolmente aumentato nel tempo.

Il problema d’una corretta rappresentazione del numero di credenti e non credenti però rimane.
I risultati delle più recenti inchieste sociologiche, pur non collimanti fra loro, attestano che la percentuale di italiani che si dichiara cattolica si colloca fra il 79 e l’87 per cento: almeno 9 punti, quindi, al di sotto della quota vantata dal Vaticano (96,15% al 31/12/2005). Ma è quest’ultimo dato a essere ripreso dai mezzi di informazione. E nell’opinione pubblica continua a essere diffusa l’opinione che la quasi totalità degli italiani sia cattolica.

Era ed è dunque necessario trovare nuove strade per combattere questa tendenza. L’UAAR ne ha individuate tre:

  1. Rendere noto a tutti che il numero di “sbattezzati” è in costante aumento. Le modalità con cui si accede a questa pratica, se da un lato ne favoriscono la diffusione, dall’altro impediscono di conoscerne la cifra esatta: l’UAAR stima in diverse migliaia le persone che hanno formalmente abbandonato la Chiesa cattolica, e lo fa basandosi sul numero di moduli scaricati dal proprio sito (nel 2005 sono stati oltre 12.000). Diversi quotidiani e periodici hanno già dato conto del diffondersi di questo piccolo fenomeno di costume, come ad esempio La Stampa, Grazia, la Repubblica e Repubblica.it.
  2. Chiarire, soprattutto agli operatori del mondo dell’informazione, che i dati cattolici sono completamente privi di scientificità (si veda il documento L’inattendibilità delle statistiche cattoliche, di Raffaele Carcano). I primi riscontri sono stati buoni: la pubblicazione dell’Annuario Pontificio 2006 è stata ripresa da pochissimi mezzi d’informazione, e senza un particolare risalto.
  3. Intervenire sugli editori di pubblicazioni scolastiche e divulgative che persistono a rappresentare in maniera imprecisa le convinzioni religiose e non religiose dei cittadini italiani. L’UAAR ha già effettuato interventi di questo tipo (ad esempio sulla De Agostini e su Microsoft) e invita ovviamente chiunque ne sia a conoscenza a segnalarci altre situazioni dello stesso tipo.

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