domenica, dicembre 23, 2007

DDI DRAGHI E FANCIULLE

E E CORAGGIOSI CAVALIERI

sabato 29 e domenica 30 dicembre

aal PalArte di Fabrica di Roma



C’era una volta, al tempo dei maghi e delle fate, una piccola città di gente buona, semplice e tranquilla, che, da quattrocento anni, viveva alla mercé di un drago con tre teste. Oltre che crudele, il Drago era astuto, e, con la collaborazione di borgomastri, ministri, intendenti, generali, segretari e così via, aveva persuaso il popolo di essere un sovrano buono e di tutto fare per il bene della gente…

Una fiaba di fine anno, ma non un racconto qualsiasi, è “Il Drago” di Evgenij Schwartz che la Compagnia teatrale

Il Cerchio Invisibile propone al Teatro PalArte di Fabrica di Roma (VT) il 29 e il 30 dicembre.

Una fiaba filosofica, dove tema centrale è il "potere” che arriva a corrompere in modo così profondo l'uomo e la società che solo un intervento quasi “miracoloso” può tentare di estirparlo, con grande fatica e, forse, con risultati molto difficili da attuare e verificare. Una favola moderna, un’ironica critica ai totalitarismi, una satira della guerra, un gioco, l’eterna lotta tra il bene e il male, in cui il drago è la metafora del potere autoritario, sul quale vince l’eroe che, per amore, sfida il mostro sconfiggendolo, nonostante l’antagonismo della burocrazia che nasconde al popolo il vero esito dello scontro.

Chi è il Drago? Dove sta di casa? Come è fatto? Che si deve fare per distruggerlo? Il Male ha una sola prerogativa: esserci. Ed è stupido pensare che sia qui o là, che si ritagli un proprio reame, i Cattivi, lasciando in pace i Buoni. Dove non è, germoglia, e trasforma le vittime in aggressori.

Percorrendo un tratto narrativo semplice ma efficace, tra metafore e figure allegoriche, “Il Drago” irride a tutte le forme di dittatura e porta lo spettatore alla conclusione che il potere crea molti danni e che solamente una figura pura ed onesta – come il suo Lancillotto - può far nascere la speranza d'un nuovo sistema sociale. Scritta quasi cinquant’anni fa, la fiaba vale anche oggi e forse anche per domani, fino a che l’umanità cesserà di essere generatrice di tiranni e di tiranneggiati.

Efficacemente coerente, persino nelle calcolate ingenuità e nel candido semplicismo di copertura dell’originale, la regia di Sandro Nardi percorre il complesso cammino della fiaba tra fanciulle in pericolo e coraggiosi cavalieri, cappelli che rendono invisibile chi li indossa, oggetti fatati, sinistri personaggi.

I costumi e le scenografie, combinati in un intrigante gioco di luci ed armonizzati da un’accurata quanto originale ricerca musicale, suscitano applausi e sorpresa così come l’abile comunicazione narrativa e scenica degli attori.

Nella rilettura e messinscena di Sandro Nardi, la parabola del Drago, dal canto suo fin troppo esplicita, offre il pregio di non aver nulla di predicatorio e scopertamente didascalico ed ottiene l’effetto che si prefigge con un’inversione originale, e cioè conferendo carattere realistico alle figure favolose e carattere favoloso a quelle realistiche pur nell’uniformità tonale di un linguaggio affettuosamente umoristico, dove l’attualità dei riferimenti è sempre presente e mai forzata.

“Il Drago” della Compagnia teatrale Il Cerchio Invisibile sembra vivere nel mondo incantato della fiaba, ma lancia invece un monito allo spettatore, che non deve tranquillizzare la propria coscienza con una banale decifrazione retrospettiva dei simboli poetici ma al contrario ricordare e comprendere che il "drago " è anche intorno a noi e va riconosciuto in ogni sua storica metamorfosi, non deponendo mai le armi nella lotta contro di esso ma adeguandole ad ogni nuova sua trasformazione.

prenotazioni al numero 339.1849861

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